Parlamento, troppi cambi di casacca

La lettera. Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Bologna, 8 ottobre 2019 - Vincolo di mandato. Un’altra folla nello scafo della Costituzione che, su molti punti, appare obsoleta. I punti da rivedere sembrano numerosi. Può darsi che siano materia politica ma di certo riguardano anche il popolo. Perciò debbono essere i media a doverne parlare ed indicare i punti che ormai stridono contro i fatti attuali. I media hanno, ma mio avviso, il dovere di parlarne diffusamente. Gianni Oneto, Rapallo (Genova)

 

Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

In Italia deputati e senatori esercitano la loro funzione senza vincolo di mandato. Negli anni del Dopoguerra e fino agli anni Ottanta e oltre i cambi di casacca in Parlamento erano poca cosa. Con lo sgretolarsi del partiti e il formarsi di nuovi movimenti il fenomeno è esploso e questo istituto ha cominciato ad essere messo in discussione. «Ogni membro del Parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato»: così recita l’articolo 67 della Costituzione e sancisce la libertà di deputati e senatori che non hanno obblighi verso i partiti. In Paesi, come il Portogallo, l’iscrizione a un partito diverso da quello per il quale si è stati eletti significa perdere il mandato Parlamentare. Secondo uno studio di Openpolis, nei primi 17 mesi della XVIII legislatura ci sono stati 28 cambi di gruppo in Parlamento. Con l’ultima crisi di governo i nuovi cambi sono stati 51, portando il totale a 79. La scorsa legislatura ha registrato un numero record di cambi di gruppo, ben 569. beppe.boni@ilcarlino.net