Stiamo assistendo ad una sorta di "pandemia secondaria" che coinvolge milioni di bambini e di adolescenti. Sono serviti i dati Invalsi, pubblicati la settimana scorsa, per vedere in modo chiaro che problemi ha portato la scuola "a singhiozzo" di questi ultimi 18 mesi e non c’è ancora abbastanza attenzione sugli effetti psicologici e umani conseguenti all’isolamento forzato a cui abbiamo obbligato i bambini e gli adolescenti per proteggere noi adulti. Prima della scoperta dei vaccini, quando ancora non si sapeva come combattere un nemico che stava riempendo le terapie intensive degli ospedali di tutto il mondo, questa ragione poteva essere comprensibile.
Ma ora questa motivazione non regge. Dobbiamo rimettere "al centro di una visione del mondo i diritti di quelli che siamo abituati a chiamare minori, termine che già di per sé è indicativo di una sottrazione". Con queste parole un primario di pediatria, Federico Marchetti, in una lettera pubblicata anche sul British Medical Journal, ha spiegato chiaramente perché dobbiamo cambiare prospettiva. Oggi, in nome di un diritto che confligge in modo eclatante con quello di milioni di bambini e di adolescenti, si discute ancora se sia opportuno obbligare i docenti a vaccinarsi, come abbiamo fatto con il personale sanitario e medico. In nome di un certo modo di concepire la libertà individuale stiamo penalizzando una generazione intera.
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Quando i nostri figli cresceranno che cosa diranno di questo assurdo disinteresse nei loro confronti? Che cosa ci diranno delle scelte che abbiamo fatto senza tener conto di alcune evidenze come il drastico calo dei ricoveri tra i vaccinati, l’assenza di casi letali in chi ha fatto il vaccino e la sicurezza dei danni che la chiusura delle scuole e il ritiro sociale ha provocato e provocheranno in loro? Occorre uscire dal pantano e chiamare le cose con il loro nome. Nell’ultima riunione del 12 Luglio il Cts non solo ha detto che "la vaccinazione costituisce, ad oggi, la misura di prevenzione pubblica fondamentale per contenere la diffusione del covid e che è essenziale , per evitare di dover rinunciare alla didattica in presenza, promuovere la vaccinazione nella scuola" ma ha anche espresso "una forte raccomandazione al decisore politico, affinché ogni sforzo sia fatto per raggiungere un’elevata copertura vaccinale in questa popolazione, sia promuovendo intense campagne informative , sia attraverso l’individuazione delle ulteriori misure, anche legislative". Occorre chiarezza. Se continueremo a tergiversare, arriveremo di nuovo a settembre con un’ apertura delle scuole al buio, con persone che si ammalano e classi in quarantena. Perché non evitare questo stillicidio, visto che è possibile farlo?