Lo so che ci sono altre priorità, lo so che qui si ha paura e che i morti non si contano più e so anche che l’economia annaspa, ma almeno Lei, la scuola, continua a respirare. Molti nostri concittadini no.
Ma il momento giusto forse non esiste allora tanto vale dirlo adesso: w la scuola. Perché in questo assurda realtà vi siamo anche noi, noi che abbiamo tre mesi di ferie, noi insegnanti che tanto non facciamo niente, noi bistrattati. Ebbene nel giro di dieci giorni abbiamo studiato piattaforme, abbiamo creato classi virtuali ma soprattutto, ancor prima che lo dicesse il Ministro, abbiamo iniziato a fare video lezioni, abbiamo intrattenuto, parlato, tranquillizzato i nostri ragazzi. In un sistema di registro elettronico dove, a scuola, la wi-fi va a carbonella, dove gli studenti finiscono i giga su Instagram, dove molti genitori non si vedono mai ai ricevimenti e alcuni di loro nemmeno parlano italiano… in questa situazione “normale” è arrivato il Covid 19 e noi ci siamo buttati oltre il confine dei contratti di categoria, oltre la penna e il libro. ci siamo vestiti da ciò che siamo: educatori prima di tutto e ve li farei vedere i nostri, i vostri ragazzi in pigiama con la tazza del latte che seguono le lezioni alle 8 di mattina, ve li farei vedere come partecipano e seguono le lezioni sorprendentemente impegnati, vi farei vedere i lavori che inviano alle nostre mail, come chiedono :”Prof ma quando si potrà tornare a scuola?”, “Prof. ma quando finirà secondo lei?” e talvolta ci scappa il “Tu” nelle chat di whats app e il nostro cellulare scintilla di notifiche, di dubbi e di paure.
E poi penso che quegli eroi che oggi combattono tra le corsie hanno iniziato il loro percorso proprio a scuola. Abbiate rispetto di noi professori, perché che vi piaccia o no, è stata la scuola a formare le persone che oggi ringraziate e chiedo una cosa ai politici: smettete di amputare a livello economico la scuola pubblica perché una scuola zoppa non ce la fa a formare cittadini.
Ilaria Francalanci