"Abbiamo già dato". Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi frena sulla settimana corta e, in vista del ritorno alla normalità post Covid, esclude l’ipotesi di ulteriori sacrifici richiesti alle scuole in nome della crisi energetica. "Il governo non ne ha mai parlato. Siamo convinti che tutti debbano affrontare le problematiche legate al caro energia, ma la scuola per ultima". Pur non essendo contrario allo stop della didattica il sabato, Bianchi precisa che, se si adotta questa scelta, dev’essere per avere una migliore didattica, non per rimediare ai possibili tagli dovuti al caro energia. Una questione che, a meno di due settimane dalle elezioni, sembra essere più di forma che di sostanza. "Le scuole – ha detto Bianchi – devono essere le ultime su cui intervenire. Dopodiché c’è l’autonomia della scuola: se una decide può farlo, ma si parta dalla didattica. Si considerino per prime le esigenze dei ragazzi e il dovere di garantire un servizio migliore".
Eppure la proposta, sostenuta dai presidi, di tagliare una giornata di lezioni per contribuire al taglio dei consumi energetici una ratio ce l’ha. E, soprattutto, sembra che non andrebbe a intaccare in alcun modo la didattica. "Ovviamente – spiega il presidente dell’Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola (Anp), Antonello Giannelli – bisognerebbe allungare il riscaldamento negli altri giorni in cui verrebbe protratto l’orario di lezioni, ma un impianto già in funzione consuma meno energia rispetto all’accensione in un nuovo giorno. Questo potrebbe essere un piccolo contributo al risparmio energetico. Comunque prendo atto che, secondo il governo, non ci saranno tagli sulla scuola, anche se registro che in molte realtà gli enti locali stanno già chiedendo, in autonomia, di chiudere i cancelli il sabato". Secondo le stime dell’Anp, la settimana corta comporterebbe un risparmio energetico di circa 16 per gli enti locali.
Sul fronte regionale l’idea è condivisa dal governatore della Lombardia, Attilio Fontana. "La riduzione di un giorno può essere una strada. Diciamo che in tanti Paesi la scuola si svolge su cinque e non su sei giorni. È una proposta già sperimentata altrove, senza che ciò abbia comportato conseguenze negative".
Di diverso avviso il presidente della Toscana, Eugenio Giani. "Basta con la Dad, è un supporto, ma non deve condizionare il calendario scolastico. A mio giudizio il fatto che i ragazzi vadano a scuola dal lunedì al sabato è necessario. La settimana corta non la condivido".
Sulla stessa linea il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli. "Non credo che i giovani debbano pagare ancora, dopo due anni di restrizioni e di didattica a distanza, rinunciando di nuovo a una ritrovata normalità nella scuola. Comprendo la necessità di trovare soluzioni contro il caro energia, ma non credo che quella della settimana corta sia una ipotesi percorribile né giustificabile".
Per la segretaria Cisl Scuola, Ivana Barbacci, "saranno le scuole a decidere", ma l’importate è che non venga ridotta "l’attività didattica in presenza".