Ridurre le emissioni di anidride carbonica è oggi la strategia principale per contrastare il cambiamento climatico. Ma concentrarsi solo sulla decarbonizzazione non basterà per contenere l'aumento della temperatura entro la soglia di 1,5° C ed evitare il rischio di sconvolgimenti catastrofici. Bisogna agire allo stesso tempo anche sul metano e sugli altri cosiddetti inquinanti climatici di breve durata, spesso sottovalutati e relegati ai margini della considerazione di politici e scienziati. L'avvertimento arriva da uno studio della Duke University, che ha comparato gli effetti sul clima che si otterrebbero da qui al 2050 diminuendo anche le emissioni di queste sostanze, oppure diminuendo esclusivamente la CO2. "La nostra analisi mostra che inquinanti come il metano, il protossido di azoto, le particelle di nero di carbonio, l'ozono troposferico e gli idrofluorocarburi (HFC) contribuiscono al surriscaldamento globale tanto quanto la più persistente anidride carbonica", spiega uno degli autori dello studio, Drew Shindell; "Dato che gran parte di essi ha una durata breve nell'atmosfera, ridurli rallenterebbe il riscaldamento globale più rapidamente rispetto a qualunque altra strategia di mitigazione". C'è poi un altro aspetto importante da considerare. Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, l'organismo dell'ONU che si occupa della questione, ha ipotizzato che tagliare unicamente l'immissione di CO2 nell'atmosfera potrebbe causare un contraccolpo, aumentando le temperature nel breve periodo prima di vedere dei miglioramenti. Questo perché le emissioni di combustibili fossili contengono anche gli aerosol di solfati, che hanno invece un effetto di raffreddamento sul clima: senza di essi le temperature potrebbero così superare il limite di 1,5° C entro il 2035 e quello di 2° C entro il 2050. Al contrario, dicono i ricercatori, "ridurre contemporaneamente sia la CO2 sia gli altri inquinanti climatici aumenterebbe in modo significativo le nostre chance di rimanere al di sotto di quella soglia". Lo studio è stato pubblicato sulla rivista PNAS.
ArchivePerché per fermare il riscaldamento globale non basta ridurre la CO2