Controlli, paletti, vincoli e tempi prefissati per il 2023. E riforma complessiva dal 2024. Sono le tappe segnate nella manovra per la fine del Reddito di cittadinanza e l’avvio del nuovo sistema di contrasto della povertà, da un lato, e di rilancio delle politiche attive del lavoro. E questo mentre, sul fronte della lotta al disagio sociale, viene rilanciata la carta acquisti o social card per le fasce di indigenti, anche per prodotti di prima necessità. Ma andiamo con ordine. Nel 2023 le principali novità saranno due: la creazione di fatto di due platee distinte di beneficiari, occupabili e no, e la corresponsione del sostegno a tempo, almeno per i primi.
Reddito di cittadinanza, svolta Germania: come funziona il nuovo piano. Cifre e sanzioni
A tutti i destinatari considerati abili al lavoro, quelli compresi tra 18 e 59 anni, il reddito sarà corrisposto per massimo 8 mensilità nell’arco dell’anno. Si tratta, secondo i dati della relazione tecnica allegata all’articolo della manovra, di 404mila nuclei che già ricevono il reddito. Per altre 635mila famiglie continuerà a essere corrisposto fino al 31 dicembre. L’importante è che tutti, occupabili o meno, possano dimostrare – a controlli che si annunciano serrati – di essere stabilmente residenti in Italia.
È però proprio su quei 404mila nuclei che si concentrano le altre novità. A partire dal prossimo primo gennaio è previsto per loro un periodo obbligatorio di 6 mesi di partecipazione a un corso di formazione o riqualificazione professionale. Le regioni dovranno trasmettere all’Anpal gli elenchi dei soggetti che non rispettano l’obbligo di frequenza: la mancata partecipazione al corso comporta la decadenza del reddito, così come il primo no ad un’offerta congrua di lavoro.