Milano - "Abbiamo in carico persone che non hanno neanche un indirizzo email, che hanno studiato solo fino alla quinta elementare, che non hanno un lavoro stabile da anni. Sono formalmente occupabili ma nei fatti non hanno competenze spendibili anche per le mansioni meno qualificate, le aziende non hanno interesse ad assumerli. Se rimarranno senza sussidio, in un momento di crisi come questo, andranno a bussare alle porte dei servizi sociali dei Comuni". Un ex navigator ora assunto in un centro per l’impiego lombardo grazie all’ultimo maxi-concorso per potenziare gli organici, che preferisce rimanere anonimo, guarda all’ipotetica riforma del Reddito di cittadinanza dalla “trincea“ degli uffici che dovrebbero ricollocare nel mondo del lavoro i beneficiari.
Solo a Milano città, secondo gli ultimi dati di Afol Met, sono 6.595 i percettori del sussidio in carico al centro per l’impiego, considerati quindi “occupabili“ (gli altri beneficiari sono famiglie seguite dai servizi sociali, pensionati o disabili) attraverso un percorso personalizzato di inserimento lavorativo con il meccanismo delle offerte che non si possono rifiutare, pena la revoca del beneficio. Meccanismo che ha dimostrato tutte le sue falle, anche al netto dello stop imposto dalla pandemia.
Su questa platea potrebbe cadere la stretta, nell’agenda del nuovo Governo guidato da Giorgia Meloni, ancora tutta da definire. Un numero già ridotto rispetto all’anno scorso, quando i beneficiari in carico al centro per l’impiego di Milano città erano 13.967, il doppio rispetto agli attuali. "Anche noi attendiamo gli sviluppi e le decisioni del Governo – spiega Maurizio Del Conte, presidente di Afol Met, azienda speciale che gestisce i centri per l’impiego per conto dei Comuni della Città metropolitana – per ora non abbiamo ricevuto indicazioni, neanche a livello informale, e proseguiamo con le convocazioni e con la stipula dei Patti per il lavoro. Auspico una riforma complessiva delle politiche attive per il lavoro e un intervento graduale, considerando che difficilmente si potrà lasciare da un giorno all’altro senza un reddito mensile persone che stanno percependo un sussidio". I risultati, finora, non sono stati confortanti. Su 10.072 beneficiari del reddito di cittadinanza convocati l’anno scorso dal Centro per l’impiego di Milano si sono presentati solo in 3.621. Gli altri 6.451 non hanno neanche risposto, disertando quel primo appuntamento con gli operatori che dovrebbe essere il punto di partenza nel percorso per ricollocarsi nel mondo del lavoro. Stesso scenario quest’anno: su 616 convocati da gennaio allo scorso 30 settembre, si sono presentate solo 277 persone.
Intanto, grazie al piano di potenziamento dei centri per l’impiego al centro della misura anti-povertà bandiera del M5s, l’organico Afol ha raggiunto quota 700 persone, scuole professionali comprese: circa 200 in più rispetto al passato. "Adesso si può iniziare a lavorare seriamente sui progetti – prosegue Del Conte – l’errore è stato quello di varare il Reddito di cittadinanza senza avviare prima un potenziamento. Così nuovi utenti sono finiti a carico di strutture già deboli". Il potenziamento, paradossalmente, è stato ultimato quando il Reddito di cittadinanza potrebbe avere i giorni contati. Tra le “forze fresche“ ci sono anche i navigator, nuova figura professionale che il Governo vorrebbe eliminare e in Lombardia non esiste più già da luglio, quando la Regione non ha rinnovato il contratto agli ultimi 100 rimasti, scatenando le proteste dei sindacati. Alcuni hanno partecipato al concorso e sono diventati a tutti gli effetti dipendenti dei centri per l’impiego, conquistando un posto fisso. Altri “cacciatori di lavoro“ precari hanno trovato nel frattempo un nuovo impiego, ricollocandosi nel settore pubblico o privato.