Le regole sono necessarie per garantire una convivenza sociale ordinata. A volte la loro complessità le rende difficili da rispettare se poi sono evidentemente assurde e spesso antieconomiche, in contrasto con l'efficienza e con le esigenze lavorative o familiari dei cittadini. Da pochi giorni mi sono sottoposta alla visita medica per il rinnovo della patente di guida e il medico ha provveduto a comunicare il mio indirizzo di casa al quale fare recapitare il documento rinnovato. Trovandomi per grande parte della giornata al lavoro, mi sono assicurata che nei momenti di mia assenza qualche mio familiare restasse a casa per ritirare la nuova patente. Nel pomeriggio però ho trovato in buchetta l'avviso lasciato dal postino alle 13.07. A quell'ora mio marito era in casa ma nessuno aveva suonato alla porta. Ho chiamato allora le Poste, così come indicato nell'avviso di mancata consegna, e mi è stato confermato che il postino non ha suonato il mio campanello per recapitare la "postapatente" perché così è stato disposto per il periodo di emergenza Covid. In sostanza il postino sarebbe tenuto solo a portare l'avviso di mancata consegna. Non capisco ma mi adeguo e chiedo un ulteriore appuntamento per il ritiro del plico, appuntamento che per la prassi stabilita dalle Poste non mi viene concesso essendo previsto che mi si debba recapitare un secondo avviso prima che io possa personalmente andare a prendere il documento, ovviamente in orari improbabili, durante i quali le persone sono sul posto di lavoro. Una lungaggine kafkiana, che fa perdere solo tempo sia a me, sia ai miei familiari, sia al postino, per un recapito che avrebbe potuto risolversi con un primo ed unico passaggio da casa mia.
Patrizia Conti