Roma, 24 febbraio 2022 - Variante Omicron 2 guastafeste: stiamo aspettando l'assalto da un giorno all'altro, come soldati in trincea nel Donbass. Proprio adesso che abbiamo iniziato a respirare senza mascherine all'aria aperta si profila all'orizzonte il nemico. Perché temere un ritorno di fiamma della pandemia? Abbiamo chiesto un parere a due illustri specialisti: Pierangelo Clerici, presidente dell'Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli) e Roberto Parrella, vicepresidente Simit, Società italiana malattie infettive. In questi giorni i media riportano notizie preoccupanti sulla variante omicron 2. In questo approfondimento iniziamo dai fatti, poi a seguire le opinioni.
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Sommario
- Variante più contagiosa
- Omicron 1 e 2: quali differenze
- "Malattia potenzialmente più grave"
- Incognita autunno
Variante più contagiosa
I fatti: la variante omicron 2 di fatto non è entrata in forze in Italia, sono stati riferiti finora solo casi sporadici, ma potrebbe dilagare da un momento all'altro. Al momento sono imprevedibili le conseguenze sulla salute delle persone, i riflessi sui comportamenti e di conseguenza contraccolpi sull'economia e i mercati dovuti a una battuta d'arresto nel processo graduale delle riaperture. Questo accade proprio perché siamo di fronte a una mutazione inedita, che costringerà i primi contagiati a fare da cavia, che siano vaccinati o meno. Terzo punto: abbiamo visto che il virus Sars-Cov2 cambia pelle rapidamente, alla fine dell'inverno dovrebbe mollare la presa, eppure si fa presto a cambiare musica se dovessero farsi strada nuove varianti più diffusive o pericolose. Un ulteriore adattamento del coronavirus, in chiave più contagiosa dei precedenti, potrebbe riaccendere focolai anche in primavera, reinfettare convalescenti, propagarsi ai vaccinati causando sindromi respiratorie. Nei soggetti immunizzati sono sintomi lievi che in teoria, in prima battuta, potrebbero essere scambiati per influenza o allergia. Il virus mutato troverebbe in questo caso un terreno favorevole per resistere fino all'inizio dell'estate. Come i precedenti, questa mutazione può indurre un numero di ricoveri ospedalieri, trasferimenti in terapia intensiva (e vittime) di gran lunga superiore nella fascia di popolazione fragile o non vaccinata.
"Sulle nuove varianti navighiamo a vista", confessa il microbiologo Clerici. "Potrebbe capitarci il primo caso domani, e ce ne accorgeremmo dal sequenziamento del genoma virale, che eseguiamo metodicamente in pazienti selezionati. Al momento tutti i ceppi tipizzati sono in parte della Delta, e in parte preponderante della Omicron". Ma prima di arrivare a facili conclusioni, aggiungiamo noi, facciamo il punto su quello che conosciamo della nuova variante. Omicron BA.2 (questo il nome in codice), simile ma distinta della capostipite Omicron di Sars-CoV-2. L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) afferma che l'ultima arrivata ha un vantaggio in termini di velocità di propagazione rispetto alla sorella maggiore, la variante dominante nel pianeta. Qual è la situazione oggi? La circolazione del virus a livello globale sta calando, come valori assoluti, ma la quota percentuale rappresentata dalla 2 è in crescita. Dunque, quest'ultima, in cosa si differenzia dalle precedenti?
Omicron 1 e 2: le differenze
Cambia la sequenza genetica degli amminoacidi nell'arpione (Spike) e in altre proteine. Nonostante gli studi, non sappiamo ancora perché la BA.2 corre più svelta, una piccola differenza sufficiente a conferire un vantaggio competitivo. Quindi, abbiamo detto, facilmente trasmissibile, ma senza causare una malattia severa, e incapace di infettare nuovamente chi si è già ammalato con Omicron. Discorso diverso, vedremo, per le persone vaccinate e per chi si è ammalato con la Delta, le difese, gli anticorpi, sono in parte diversi. L'Oms ha preso in considerazione dati provenienti da Sudafrica, Regno Unito e Danimarca, dove l'immunità da vaccinazione o infezione naturale è elevata, e senza riscontrare alcuna differenza di gravità tra la 1 e la 2. Quindi, concludendo: in base ai dati la sottovariante di Omicron BA.2 non causa forme più gravi di malattia rispetto alla BA.1 nelle persone che hanno sviluppato difese anticorpali.
"Potenziale malattia più grave"
L'infettivologo Roberto Parrella conferma le attese: "Questa variante Omicron2 deve essere monitorata attentamente: apparentemente non dà malattia più grave nei soggetti sani vaccinati. Ma gli studi in laboratorio su modelli animali privi di qualunque protezione anti-SarsCov2 dimostrano che potrebbe causare, in assenza di copertura, una patologia più severa. Nell'uomo consideriamo che la protezione viene dal vaccino, o dalle difese naturali sviluppate dopo aver contratto l'infezione. Resta tuttavia l'incognita, non sappiamo ancora nella real life, in concreto nella vita reale, che piega prenderà la pandemia. Le preoccupazioni ovviamente riguardano persone non vaccinate, e quelle che, per condizioni di fragilità, sono più esposte al rischio infettivo, come i soggetti immunodepressi".
Quindi l'infettivologo dice che l'attenzione deve restare alta, anche se possiamo contare oggi su trattamenti antivirali (a patto che siano praticati tempestivamente) e anticorpi monoclonali aggiornati. Inoltre, il virus circola in maniera diversa a livello mondiale, è sempre soggetto a ulteriori mutazioni, quindi possiamo pensare di recuperare la socialità in Italia magari adattandoci periodicamente nei comportamenti, in altri termini utilizzare uno schema elastico, andando a ricorrere a misure nel momento in cui i contagi riprendono o sono motivo di allarme, e allentando la tensione quando l'occupazione negli ospedali è sotto il livello di guardia.
Non tutti ovviamente sono d'accordo sull'atteggiamento da tenere. Per Daniel Rhoads, capo sezione microbiologia presso la Cleveland Clinic in Ohio, l'istituto americano che più di tutti ha indagato su questa nuova variante, Omicron 2 "potrebbe rivelarsi un virus peggiore del BA.1, in grado di trasmettersi più facilmente causando sintomatologie peggiori".
Incognita autunno
Quello che preoccupa, al momento, più che quello che potrà accadere in primavera, è il rischio di una nuova ondata nel prossimo autunno con un virus profondamente trasformato, una eventualità che vorremmo evitare, ma che potrebbe verificarsi alla luce delle nuove varianti del SARS-CoV-2 che si stanno via via presentando. "Ci possiamo aspettare una ripresa importante del virus nel prossimo autunno-inverno – afferma il professor Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit – è ipotizzabile che si formino nel frattempo, nei mesi a venire, ulteriori varianti, a causa anche dell’ampia circolazione in aree del mondo dove la campagna vaccinale non ha coperto una quota significativa della popolazione. Possiamo però ritenere che non ci saranno fenomeni analoghi alle ondate precedenti: la popolazione ha un elevato livello di immunizzazione che impedisce gli effetti più gravi dell’infezione; abbiamo poi strategie farmacologiche che ci permetteranno di intervenire nei casi più rischiosi".