di MATTEO NACCARI - Nel 2021 in Emilia Romagna 181mila persone hanno lasciato, dimettendosi, il proprio posto di lavoro. Un esercito di persone, come certificato dalla Cgil che ha analizzato dati Istat e Inps, che ha detto addio al posto fisso o occupazioni a tempo determinato. Le motivazioni di questo fenomeno possono essere molte, intanto la pandemia che, anche se per poco, ha rallentato i ritmi delle nostre vite spingendoci a riflessioni sulla nostra esistenza. Poi la voglia probabilmente di cambiare, che ha investito molti giovani, la volontà di rivedere le proprie priorità, la testardaggine di trovare qualcosa di diverso. A questo si aggiungono le assurde situazioni che affliggono le donne che quando hanno figli si ritrovano obbligate a scegliere tra lavoro e famiglia perché il nostro welfare non garantisce tutele adeguate. Questo dato deve farci riflettere tutti, dagli imprenditori che dovrebbero rendere migliori i posti di lavoro ai sindacati che hanno il compito di battersi per migliorare le condizioni occupazionali. Senza lavoro non c'è dignità. Ma c'è chi l'ha persa lavorando e per questo ha preferito lasciare.
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