Roma, 6 dicembre 2022 - Segretario Sbarra, l’inflazione sta flagellando salari e pensioni. Come recuperare il potere d’acquisto perduto? "Serve un patto anti-inflazione tra sindacato, mondo delle imprese e istituzioni – avvisa Luigi Sbarra, numero uno della Cisl, alla vigilia di un nuovo summit a Palazzo Chigi – che indichi precise responsabilità da parte di ognuno per perseguire obiettivi comuni: innalzamento dei redditi e rilancio dei consumi, controllo di prezzi e tariffe e lotta alla speculazione, incremento della produttività e integrazione sociale. E poi meno tasse su lavoratori dipendenti e pensionati, stabilità e qualità del lavoro, buone flessibilità negoziate".
A chi vi rivolgete? "È un messaggio che lanciamo non solo al governo, ma anche agli industriali: ritroviamoci in una nuova “Alleanza per il lavoro, la coesione e la crescita“".
Da Confindustria sostengono, però, che non basta il taglio di due punti del cuneo. "Guardi, noi abbiamo apprezzato la conferma della riduzione del cuneo fiscale operata dal governo Draghi e l’ulteriore taglio di 1 punto per i redditi sotto i 20mila euro. È chiaro che non basta. Si deve fare di più portando l’asticella dei 3 punti di taglio fino ai 35mila euro. Ma non ci si deve fermare a questo".
Che altro si deve fare? "Va azzerata del tutto, poi, la tassazione degli accordi di produttività, rimuovendo i vincoli. E anche sul piano dei consumi si possono favorire gli acquisti dei beni di prima necessità esclusivamente per le famiglie più bisognose, azzerando l’Iva".
Ma perché i nostri salari sono tra i più bassi in Europa? È anche il sindacato che non ha saputo fare il proprio mestiere? "Bisogna dire le cose come stanno: da più di vent’anni il nostro Paese non è più cresciuto in termini di Pil, produttività, investimenti pubblici e privati. Ecco perché dobbiamo concentrarci di più sulla crescita e sullo sviluppo per redistribuire la ricchezza prodotta. Anche la manovra del governo Meloni è debole e incompleta sul versante espansivo, e il peso dei tagli occulti dell’inflazione si fa sentire su welfare, scuola, politiche sociali e servizi. In particolare, sulla sanità, per cui va riconsiderato l’utilizzo dei 37 miliardi di Mes sanitario".
Anche voi avete criticato la manovra, ma a differenza di Cgil e Uil non avete proclamato la mobilitazione. Perché?
"Pensiamo che davanti alle sfide che attendono il Paese e alle difficoltà di una crisi aggravata da guerra e inflazione occorra un grande senso di responsabilità da parte di tutti. Abbiamo organizzato per il 15 dicembre un’assemblea nazionale a Roma con i nostri delegati per “migliorare la manovra e contrattare le riforme“, come recita il titolo dell’iniziativa. Serve coesione e dialogo. Lo sciopero non è lo strumento giusto. Sbagliato chiedere in questa fase sacrifici ulteriori ai lavoratori".
Che cosa chiederete, domani, alla premier Meloni? "Abbiamo apprezzato la disponibilità del premier al dialogo sociale. Pur con alcuni elementi da correggere, per due terzi questa manovra integra misure importanti nella risposta emergenziale, garantendo fino a marzo sostegno a lavoratori, famiglie e sistema produttivo. Ma bisogna togliere i vincoli su Opzione Donna, ristabilire la piena perequazione per le pensioni, visto che non parliamo di assegni d’oro e neanche d’argento, ma di ex operai, insegnanti, impiegati pubblici. E bisogna cambiare la norma che estende i voucher nel terziario e nel comparto agricolo. Parallelamente vanno avviati i tavoli sulle grandi riforme: previdenza, fisco, salute e sicurezza, sanità e non autosufficienza, mercato del lavoro, formazione e politiche attive".