Il tribunale delle elite domina ormai le nostre società attraverso la istituzione del “reato di parola” che stabilisce quali siano giuste e spendibili e quali, invece, scorrette e punibili con pene molto severe che vanno dalla ghettizzazione (previa apposizione di un marchio come una specie di lettera scarlatta), alla gogna mediatica e non, alla perdita dei diritti civili e del posto di lavoro. La libertà di espressione è seriamente compromessa e se non parli secondo i canoni stabiliti dal suddetto tribunale, vieni duramente condannato e sei quindi costretto al silenzio o ad un linguaggio afono e convenzionale. Non contano più i comportamenti, ma i vocaboli che usi. Puoi essere la persona più rispettosa ed inclusiva di questo mondo, ma se sbagli un termine sei un reietto. E’ il sintomo di un vuoto infinito che ci circonda e rischia di travolgerci se non ci ribelliamo in tempo. Ma seriamente, in modo diffuso e concreto, non solo balbettando. Enrico Venturoli, Roma
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