Arrivò la cameriera a darmi un po’ di respiro.
Dopo mi decisi a chiedere:
"E Marcella che ne pensa?"
"Marcella è innamorata persa. Ci magona dietro a te. Se sapesse che te ne sto parlando mi toglierebbe il saluto a vita, ma io penso al suo bene."
"Che sarei io?"
"Meglio tu di uno sconosciuto. Hai un mestiere nelle mani, non ti tiri indietro se c’è da lavorare, ti incazzi di rado, non sei mai stato in galera. E poi c’è anche un’altra cosa."
"Quale?"
"L’officina. Più avanti potresti rilevarla."
Due giorni dopo, quando Marcella passò da noi, le proposi di nuovo di uscire. Non ero innamorato di lei, ma insieme non ci stavo male. Una cosa tranquilla, senza scosse, senza ansia, senza paure. Diventò la mia ragazza ufficiale. Qualche domenica a cena dai miei, qualche altra dai suoi. Un paio di sere alla settimana fuori con gli amici, oppure da soli. Intanto cominciavamo ad arredare l’appartamento comprato in comune: il divano in pelle, con le canoniche due poltrone di complemento; il tavolino basso; il televisore grande per il soggiorno e quello piccolo per la cucina; l’appendiabiti da mettere nell’ingresso. Quando ci siamo sposati era come se lo fossimo già da decenni. Lei ha voluto l’abito bianco, la chiesa, i fiori, i parenti e gli amici alla cerimonia con il vestito da festa, poi il pranzo che non finiva più, e intanto io sbadigliavo a bocca chiusa, cercando di nascondere la noia. Viaggio di nozze in Sicilia, due settimane in Grecia la prima estate, la seconda in Irlanda dove ha sempre piovuto. A scuola lei smise con le supplenze di qua e di là e le assegnarono una cattedra fissa, perché di insegnanti di matematica ce n’erano pochi sulla piazza. Insomma, tutto bene.
Passano due anni. Non sono innamorato di lei, e lei lo sa. Ma le sono affezionato, e lei sa anche que- sto. Si accontenta del fatto che non alzo quasi mai la voce, che le riservo delle piccole gentilezze – il caffè a letto al mattino, un mazzo di fiori ogni tanto –, che apprezzo la sua cucina, che non la tradisco, che non la lascio sola la sera. Gioco a calcetto una volta alla settimana dopo aver chiuso l’officina e spesso viene anche lei a fare il tifo.
Però ho appena compiuto trentadue anni e ogni tanto mi capita di pensare che è come ne avessi sessanta.
"Nicola, non pensi che sarebbe ora?" chiede Marcella una sera.
"Di cosa?" chiedo a mia volta, anche se lo so benissimo.
"Di avere un bambino."
"Sì, forse non è più il caso di rimandare."
Lei desidera tanto avere un figlio: un desiderio comune alla maggior parte delle donne, ma anche un modo per risarcirsi del mio disamore, per collocare altrove il suo amore in eccesso.
Ma il figlio tarda ad arrivare e lei si intristisce ogni mese di più, le viene il sospetto assurdo che sia colpa sua e non la sfiora l’idea che non si tratta di colpa e che potrebbe dipendere da me: ha finito il liceo, si è presa una laurea, eppure in certi campi ragiona e si comporta come una contadina di due secoli fa. Di visite mediche, per lei e per me, non vuole neppure sentir parlare. Inoltre, ha la preoccupazione di suo padre, dato che Oreste al lavoro non ci viene quasi più, per via dell’asma e della sciatica. A me da un lato dispiace, ma dall’altro so- no contento di sapermela cavare da solo e anche meglio di lui. Solo che per rilevare l’officina ci vor- rebbe un capitale che non ho.
Il tempo era cambiato da un giorno all’altro, il giorno prima era ancora inverno e quello dopo il termometro sulla porta dell’officina segnava ventiquattro gradi. Primavera tutta d’un botto e due dei tre aiutanti (ne avevo assunto un altro), i due più giovani, erano effervescenti come la schiuma dell’Alka-Seltzer. Si tiravano dietro i guanti e gli stracci sporchi d’olio, si davano pacche sulle spalle, canticchiavano stonati, ridevano per delle scemate. La primavera improvvisa gli aveva fatto un’iniezione di ormoni. Il terzo no, il terzo ha trentacin- que anni, tre figli e un sacco di problemi. Ma anche lui all’una meno un quarto continuava a sbirciare l’orologio sopra il bancone degli attrezzi, come se guardandolo le lancette corressero più in fretta. Fuori tutti, ho detto, andate a godervi la primavera, e sono rimasto da solo.
Due minuti dopo ho sentito il rumore di una Porsche che stava parcheggiando nello spazio riservato davanti all’officina. Il rumore è giusto, ho pensato, il motore non sembra avere guai grossi e ho avuto un guizzo di allegria, dato che mettere le mani su una Porsche mi dà sempre soddisfazione. Però ho continuato a fare quello che stavo facendo, con la testa sotto il cofano di una Croma, perché è il cliente che deve venire a cercare me, e non io a cercare lui.
"Nicola..."
Mi sono voltato. Lei era lì, nel vano della porta aperta.
"Nadia!"
Ha fatto quattro passi e un sorriso, mi ha abbracciato. Sono rimasto rigido come un’asse e ho avuto una reazione assurda, uno di quei flash che attraversano improvvisi il cervello: mi sono chiesto come sarebbe stata la mia vita se non se ne fosse andata. Se al posto di Marcella ci fosse stata lei.
"Non mi abbracci? Non mi dai un bacio?"
L’ho abbracciata, ho annusato il suo profumo, ma l’emozione di una volta non c’era più. Le ho dato un bacio sulla guancia, da vecchio amico. Lei si è scostata e le ridevano un po’ gli occhi.
"Ho capito, mi sa che non devo puntare sulla seduzione."
"Perché? avevi pensato di sedurmi ancora? dopo tutti questi anni?"
"No... avevo pensato di tirare in ballo la vecchia amicizia."
"Per chiedermi un favore, scommetto."
"Esatto. Ma sei cambiato" mi guardò la mano sinistra e vide la fede, "in più sei sposato e non tanto felice."
"Chi ti dice che non lo sono?"
"Tu, la tua faccia."
"Granché felice non lo sono stato neanche con te."
"Lo so. Sarebbe stato meglio che non mi avessi incontrata."
Mi è passata nella mente, in un attimo, tutta la nostra storia.
"Allora, me lo fai questo favore?" ha chiesto seria.
"Al buio no."
"Hai ragione, non posso più chiederti niente al buio. Ma se mi dici di sì, ti prometto che sarà l’ultima volta. Non ti ho mai fatto false promesse."
Era vero. Sempre stata sincera, purtroppo o per fortuna non avrei saputo dire.
"Sentiamo."
2008 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano
2015 Mondadori Libri S.p.A., Milano