In Forza Italia di testa coronata ce n’è una sola, ed è ovunque. A singolar tenzone nel collegio uninominale di Monza, poi nel proporzionale Silvio Berlusconi spunta in cima alle liste da Nord a Sud: Lombardia, Piemonte, Lazio e Campania. Per il resto, è una falcidia: ufficialmente la ’tonnara’ azzurra si chiude oggi ma le vittime eccellenti sono innumerevoli (per sottrarsi al pressing Tajani e gli altri big forzati delle candidature hanno passato la notte in un albergo romano lontano da tutti) specie – sottolineano i malevoli – tra i ’lettiani’ e quelli vicini ai ministri FI nel governo Draghi. Messi in lista, ma in collegi impossibili o difficili da vincere. Come due parlamentari un tempo di casa ad Arcore, Sestino Giacomoni, terzo nel proporzionale Camera del Lazio, e Valentino Valentini in Emilia Romagna. C’è Annaelsa Tartaglione in Molise, Annagrazia Calabria nel collegio di Roma, Sandra Savino in Friuli Venezia Giulia.
Questi sono i disciplinati. Quelli che accettano il tiro di dadi andato male, provando a non fare una piega. Poi ci sono quelli che invece l’hanno presa peggio: il sottosegretario per l’editoria Giuseppe Moles che ha rifiutato la candidatura nel proporzionale in Basilica. Imitato dall’ex sindacalista Ugl Renata Polverini, Simone Baldelli e Andrea Ruggeri, nipote di Bruno Vespa. Non è un passo semplice, quello all’indietro. Chi ha accettato la decapitazione, in qualche modo resterà nel campo politico con un credito da spendere in futuro. Per i riottosi il libro nero è garantito. L’incidente che ha portato al gran rifiuto del coordinatore regionale della Basilicata, Moles, dice tutto: all’uninominale resterà scontenta ma al 99% senatrice Elisabetta Casellati. Il bello è che quel pasticcio ha chiamato in causa anche Fratelli d’Italia. Il collegio uninominale di Padova, dove la presidente del Senato avrebbe voluto essere candidata, era stato chiesto dagli azzurri a FdI cui spettava: Giorgia l’ha concesso, pensando che avrebbe potuto, nel gioco di incastri, andare all’avvocato Ghedini, appena scomparso. Invece... invece lì correrà Anna Maria Bernini. Per il mal di pancia di molti.
Nomi che escono, tanti. Nomi che entrano pochi: Claudio Lotito, confermato in Molise, non per la gioia del partito locale. La presentatrice Rita dalla Chiesa correrà in Puglia, Valentina Vezzali nelle Marche, il leader della Confapi Maurizio Casasco a Brescia, Maria Spena, nel Lazio. Infine il ritorno di Vittorio Sgarbi sotto le bandiere centriste: il duello a Bologna, roccaforte Pd, con Casini è difficile, ma queste tipo di partite esaltano il critico d’arte. Dopo giorni di tempesta, soprattutto in casa Berlusconi il quadro sembra delineato. Le liste, però, in Corte d’appello non arriveranno prima dell’ultimo momento utile, cioè oggi. Qualcosa può ancora succedere: si tratterebbe di particolari, la mappa è praticamente definitiva: Ronzulli a Como, Tajani nel Lazio, Marta Fascina in Sicilia e Campania, l’ex sindaco Flavio Tosi nel Veneto, Stefania Craxi in Sicilia e Deborah Bergamini in Toscana. Se la Lega ha quasi scoperto tutte le carte, FdI lo fa in parte: oltre alla conferma degli uscenti, la promozione di amministratori locali, ci sono new entry di peso "per costruire una proposta di governo credibile" come gli ex ministri forzisti Antonio Guidi e Giulio Tremonti, l’ex ministro montiano Giulio Terzi di Sant’Agata, Eugenia Roccella, l’ex sciatrice Barbara Merlin. Tra i giovani, il presidente di Gioventù Nazionale, Fabio Roscani. A proposito di volti nuovi: Chiara Fazio, figlia dell’ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio, è capolista dei centristi nel Lazio. Anche qui non sono mancati malumori: dopo Quagliariello e Marin, Paolo Romani non sarà in campo il 25 settembre.