Roma, 16 ottobre 2022 - E' ancora da completare la lista della squadra di governo su cui Giorgia Meloni intende lavorare "se e quando" - come tiene spesso a sottolineare la presidente di Fratelli d'Italia - riceverà l'incarico da Sergio Mattarella. Tanto più dopo le tensioni con Forza Italia. Nella giornata di domani il premier "in pectore" incontrerà Silvio Berlusconi ma intanto i pontieri sono al lavoro per ricucire lo strappo. "Sono cose che accadono, ma ora basta, punto e a capo. Si risolverà tutto", dice il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto (FI), che spiega: "Il padre del centrodestra si aspettava dalla Meloni un atteggiamento più rispettoso. Credo che si risolverà tutto. E' come un padre che ha dato un ceffone al figlio, il padre si aspettava di essere ascoltato per cose che non ha avuto". Mostra cautela anche Fabio Rampelli (FdI): "C'è una questione di carattere politico e c'è la necessità di ricucire i rapporti umani e personali tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, che appartiene a un'altra categoria". Il nodo sembra essere il nome di Licia Ronzulli: il Cavaliere la vorrebbe alla guida della Sanità, Meloni si è opposta.
Berlusconi dovrebbe scegliere i migliori
Lo confermano le parole di Guido Crosetto:" Da parte di Berlusconi c'è stata una richiesta specifica, per la Ronzulli. Meloni ha ritenuto di scegliere un'altra figura. Potevano cambiare obiettivo e invece si sono infilati in un braccio di ferro, tra minacce, atti, gesti, voti, eccetera. Potevano chiedere compensazioni di altro tipo. Berlusconi dovrebbe scegliere, per il governo, le persone con il metro con cui ha fatto fortuna nelle sue aziende: selezionando i migliori tra tutti". Ma intanto il lavoro per comporre la squadra continua.
I candidati
Ma l'impianto e alcune caselle del futuro esecutivo cominciano a essere definite dopo l'elezione dei presidenti delle Camere. In primo luogo, Meloni avrebbe dato l'ok alla indicazione di due vice premier, Matteo Salvini e Antonio Tajani. Ai due andrebbero anche due dicasteri: le Infrastutture al primo mentre al secondo gli Esteri. Così come pare assodato il "trasloco" del ministro leghista Giancarlo Giorgetti dal Mise al Mef. In quota FdI dovrebbero essere invece i ministeri di Giustizia e Mise (per il primo si parla di Carlo Nordio, per il secondo potrebbe essere Guido Crosetto) anche se Silvio Berlusconi continua a puntarci per FI. Al primo partito di maggioranza dovrebbe andare anche la Difesa (Adolfo Urso o Edmondo Cirielli). Mentre agli Interni dovrebbe andarci il prefetto Matteo Piantedosi, ex capo di gabinetto di Salvini al Viminale. Raffaele Fitto dovrebbe andare agli Affari europei, un dicastero dovrebbe toccare anche a Fabio Rampelli. Alla Lega possibile anche la Disabilità con Alessandra Locatelli.
Minoranze e vice-presidenti
La sintesi dello stato sentimentale fra le minoranze l'ha fatta Carlo Calenda: "Questa storia dell'unità delle opposizioni non esiste". A parlare di un coordinamento per frenare il centrodestra era stato Enrico Letta, fin dal dopo voto. Ma finora hanno risposto picche sia Giuseppe Conte sia il Terzo polo. Fra il Pd e il M5s, però, anche per forza d'inerzia, potrebbe esserci una convergenza all'appuntamento sui vicepresidenti. Il Terzo polo è convinto che non gliene verrà lasciato nessuno dei quattro che spettano alle opposizioni (due al Senato e due alla Camera). In effetti, i numeri portano a quel risultato, che potrebbe cambiare se ci fosse un accordo fra le forze di minoranza, al momento lontano. "È chiaro che ove ci fossero tutti gli uffici di presidenza a 5 Stelle, Pd e non a noi - ha detto Matteo Renzi - chiederemmo il Copasir. La Vigilanza per consuetudine va all'opposizione, ma non è norma scritta".
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