Roma, 25 ottobre 2022 - È stato un discorso commosso, ed era naturale che lo fosse. È stato un discorso di destra, e non poteva non essere. È stato un discorso importante, ed anche questo era scontato. Ma è stato soprattutto un discorso intelligente quello che Giorgia Meloni ha fatto al Parlamento per la richiesta di fiducia. In cui sono contate le parole dette ma anche quelle non dette. Lo snocciolamento del proprio programma elettorale, come accade sempre nei discorsi programmatici (almeno quelli in cui il governo è eletto dal popolo) è stato accompagnato da una serie di rivendicazioni identitarie (la destra, più di tutto) senza però eccedere. Poteva esserci una accentuazione sovranista, e non c’è stata.
Sui migranti poteva tenere la barra dritta sul blocco navale da sempre bandiera di Fratelli d’Italia, e invece si è rispolverata la Missione Sophia dell’Unione europea; sulle riforma il presidente del consiglio poteva alzare la bandiera di quel presidenzialismo tout court amato da buona parte dell’elettorato di centrodestra (a dire il vero, anche dal resto degli italiani) e invece la Meloni ha spiegato che la base di partenza è il semiprendenzialismo in passato già accettato dalla sinistra.
Insomma la porta è stata aperta, anche se ovviamente la leader di FdI ha con orgoglio, comprensibile e doveroso, rivendicato il suo come un governo 'politico', direttamente eletto dai cittadini e quindi chiamato a svolgere il compito affidatogli. Le opposizioni si sono lamentate che il discorso è parso un "manifesto da campagna elettorale", non accorgendosi che proprio così hanno finito per fare un complimento alla premier. Probabilmente loro sono poco abituati a governi eletti dai cittadini (il Pd da quando è nato è spesso stato al governo senza aver mai, dicasi mai, vinto un’elezione) e dimenticano che in una democrazia matura i programmi del governo che vince sono proprio quelli sbandierati in campagna elettorale. La realizzazione passa semmai da un confronto anche con le opposizioni, ma la base di partenza è appunto il programma, ossia il contratto civico stipulato con i cittadini. Senza tirarsi indietro, e senza nascondersi.
Non è mancato poi anche il lato emotivo, e anche in questo Giorgia Meloni ha saputo miscelare la giusta carica personale e il ruolo con la solennità del momento. Il riferimento alle donne che hanno fatto la storia d’Italia è stato efficace, come le note intime relative alle prospettive sue e del governo. Perché, come ha detto lei, "farò le cose che servono anche a costo di non essere rieletta". Anche perché, sempre parole sue, "Sono stata una underdog e sono abituata a sfatare i pronostici".