Covid, Omicron corre in Cina nonostante il lockdown. Dagli Usa all'Italia: cosa succede

Mezza Shanghai blindata, ma i contagi dilagano. Negli Stati Uniti Omicron 2 in forte crescita, ma il Paese è tornato alla quasi normalità

Roma, 30 marzo 2022 - La variante Omicron corre senza freni da una parte all'altra del mondo. Pure in Cina: a Shanghai, nonostante mezza città sia in lockdown da tre giorni per i test di massa, i casi della mutazione Covid continuano a crescere. Anche nei dati ufficiali, quelli postati dal governo locale sui social media e relativi a martedì. I contagi sono più che triplicati e arrivano a quota 326 (dai 96 di lunedì). I portatori asintomatici sono saliti di oltre un migliaio di unità a quota 5.656. Numeri relativamente bassi per i canoni occidentali, ma allarmanti per chi, come la Cina, opta per serrate drastiche alle prime avvisaglie di ripartenza. La situazione è peggiorata nell'intero Paese, dove si registrano quasi 9mila infezioni, di cui 1.565 di trasmissione domestica. La Cina ha davanti l'esempio di Hong Kong, dove Omicron è dilagata nonostante le chiusure. Non totali, motivo per cui l'ex colonia britannica è stata criticata duramente sui social. Accusata di aver tenuto una "linea morbida" che avrebbe portato a scene come quelle delle bare messe nei container refrigerati. 

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L'avanzata di Omicron in tutto il mondo è inesorabile. "Il lockdown a Shanghai non servirà a nulla", scrive oggi su Twitter  l'infettivologo Matteo Bassetti. "La strategia zero Covid ora è impossibile e inutile". Ieri in Italia si sono sfiorati i 100mila casi, con i ricoveri e le terapie intensive in graduale crescita, ma sotto controllo. Alla corsa si è unita la variante BA.2, chiamata anche Omicron 2, che anche da noi sta superando la prima 'versione' della mutazione.

Covid, tamponi di massa a Shanghai (Ansa)
Covid, tamponi di massa a Shanghai (Ansa)

Negli Stati Uniti già ora rappresenta più della metà dei nuovi casi di Covid. Viene ritenuta più contagiosa, ma meno grave dell'originale. Oltreoceano si è toccato a gennaio il record di casi, primato che potrebbe essere a breve ritoccato anche a causa delle reinfezioni. All'interno degli Stati Uniti, il Nord-Est è la regione con la più alta prevalenza di questa sottovariante, soprattutto negli stati di New York e New Jersey, dove supera già il 70%. Tuttavia, il CDC stima che più del 95% degli americani abbia già gli anticorpi, tra vaccinati e contagiati (o entrambi), e il paese è tornato alla quasi normalità nelle ultime settimane. Un po' sulla falsariga di quello che sta avvenendo in Italia, con le prossime riaperture del primo aprile. 

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Poche ore prima che il CDC rilasciasse i suoi dati, la Food and Drug Administration (FDA) ha autorizzato la seconda dose di richiamo dei vaccini covid-19 di Pfizer/BioNTech e Moderna per coloro che hanno 50 anni e più e per alcune persone immunodepresse. Il secondo booster può iniziare quattro mesi dopo il primo, ha detto l'agenzia in un comunicato. Secondo il regolatore statunitense, l'evidenza scientifica suggerisce che c'è"una certa diminuzione della protezione" dai vaccini nel tempo, quindi un secondo richiamo "aiuterebbe ad aumentare i livelli di protezione per quelli più a rischio". Secondo la Fda, insomma, i benefici superano i rischi. Negli Stati Uniti il 65,5% della popolazione statunitense è completamente vaccinata e, di questi, il 44,8% ha avuto la prima dose di richiamo, secondo i dati del CDC. Gli Usa, a livello di numeri assoluti, sono il Paese più colpito dalla pandemia: secondo gli studiosi della Johns Hopkins University il bilancio conterebbe a oggi 80 milioni di contagiati e 944mila le vittime.