Covid, Gimbe: "Calo contagi dopo 9 settimane, ma immunità di gregge resta una chimera"

Frenata anche negli ospedali, ma in aumento i decessi. 3,16 milioni di over 50 in Italia sono ancora senza una dose di vaccino

Coronavirus, sanitari in ospedale (Ansa)

Milano -  Covid, primo calo di contagi dopo 9 settimane di aumento. Dall'1 al 7 settembre, rispetto alla settimana precedente, si registra, infatti, una diminuzione del 12,5% dei nuovi casi di Coronavirus (39.511 rispetto a 45.134) e scendono anche i casi attualmente positivi (133.787 rispetto a 137.925). Questo va di passo con un'ulteriore frenata negli ospedali, dove si rileva un lieve aumento 'solo' dell'1,3% di ricoveri in area medica con sintomi (4.307 rispetto a 4.252) e del 3,5% dei ricoveri in terapie intensive (563 rispetto 544). Tutti questi dati derivano dal monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe.

"Per la prima volta da fine giugno diminuiscono i nuovi casi settimanali - ha detto Nino Cartabellotta, presidente Gimbe - sia come numeri assoluti che come media dei casi giornalieri che si attesta a 5.644". In 7 Province si contano oltre 150 casi per 100.000 abitanti: Siracusa (231), Messina (189), Ragusa (170), Trapani (170), Catania (165), Prato (164) e Caltanissetta (159). In aumento i decessi: sono 417 di cui però 82 relativi a periodi precedenti.

"Sul fronte ospedaliero - ha affermato Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari del Gimbe - frena ulteriormente l'incremento dei posti letto destinati a pazienti Covid: rispetto alla settimana precedente crescono solo dell'1,3% in area medica e del 3,5% in terapia intensiva". A livello nazionale il tasso di occupazione rimane basso (7% in area medica e 6% in area critica), seppure con notevoli differenze regionali: per l'area medica si collocano sopra la soglia del 15% Sicilia (23%) e Calabria (19%); per l'area critica sopra la soglia del 10% Sicilia (13%) e Sardegna (15%). "Stabili gli ingressi giornalieri in terapia intensiva - ha spiegato Marco Mosti, Direttore Operativo di Gimbe - con una media mobile a 7 giorni di 42 ingressi/die rispetto ai 43 della settimana precedente". 

Vaccini, i dati aggiornati della campagna

Sono 4,1 milioni gli over 50 (15,2%) che non hanno ancora completato il ciclo vaccinale con rilevanti differenze regionali (dal 17,7% della Sicilia al 7,1% della Puglia): di questi, 3,16 milioni non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose. A fronte di un sostanziale appiattimento dei trend di vaccinazione in questa fascia di età, continuano a salire le curve degli under 50, nonostante una flessione di quella 40-49 anni e un iniziale rallentamento di quelle dei 20-29 e 30-39 anni. Rimane invece costante la salita della fascia 12-19 anni, segnale incoraggiante vista l'imminente riapertura delle scuole. Stando a quanto rilevato da Gimbe, nella fascia 12-19 anni, il 40,1% ha completato il ciclo, al 23,1% è stata somministrata la prima dose e il 36,8% non ha ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino, con rilevanti differenze regionali. In dettaglio: Over 80: degli oltre 4,4 milioni, 4.194.928 (93,6%) hanno completato il ciclo vaccinale e 104.950 (2,3%) hanno ricevuto solo la prima dose. 70-79 anni: degli oltre 5,9 milioni, 5.326.891 (89,3%) hanno completato il ciclo vaccinale e 139.811 (2,3%) hanno ricevuto solo la prima dose. 60-69 anni: degli oltre 7,3 milioni, 6.321.767 (85%) hanno completato il ciclo vaccinale e 237.700 (3,2%) hanno ricevuto solo la prima dose. 50-59 anni: degli oltre 9,4 milioni, 7.361.245 (77,8%) hanno completato il ciclo vaccinale e 501.638 (5,3%) hanno ricevuto solo la prima dose. 

Immunità di gregge è una chimera

"A fronte di un dibattito politico e di una comunicazione pubblica che rincorrono percentuali target di copertura vaccinale e' bene ricordare che oggi non esistono i presupposti epidemiologici per conquistare la cosiddetta immunita' di gregge, in grado di proteggere i non vaccinati grazie ad un'elevata percentuale di persone non piu' suscettibili al contagio, perche' vaccinate o guarite", ha affermato Nino Cartabellotta, alla luce dell'ultimo monitoraggio. Al momento - ha spiegato Gimbe - nessun vaccino e' approvato per i soggetti sotto i 12 anni compiuti: oltre 5,8 milioni di persone (9,9% della popolazione) tra cui il virus continua a circolare liberamente.  I vaccini anti-Covid-19 approvati non sono sterilizzanti - ha ricordato Gimbe - ovvero non conferiscono un'immunita' totale contro il virus e anche chi e' vaccinato ha una probabilita', seppure molto piu' bassa, di infettarsi e trasmettere il virus. Al momento in Italia l'efficacia del vaccino nei confronti dell'infezione si attesta intorno al 78%. L'efficacia dei vaccini nei confronti dell'infezione inizia a ridursi dopo circa 6 mesi dalla conclusione del ciclo vaccinale, in particolare nelle fasce anagrafiche piu' giovani. Nei Paesi a basso reddito meno del 2% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino: questa disomogeneita' nell'accesso ai vaccini contribuisce all'elevata circolazione del virus e all'emergenza di nuove varianti. "A fronte dell'elevato profilo di efficacia e sicurezza dimostrato dalla somministrazione di oltre 5 miliardi e mezzo di dosi di vaccino in tutto il mondo - ha concluso Cartabellotta - e' inutile inseguire la chimera di una percentuale di popolazione vaccinata in grado di "spegnere" l'interruttore della circolazione virale. L'obiettivo di salute pubblica e' quello di vaccinare tutti coloro che non presentano specifiche controindicazioni, al fine sia di una protezione individuale da malattia grave o decesso, in particolare per gli over 50, sia di ridurre al minimo la circolazione virale. Visto che quest'obiettivo e' oggi basato su robuste evidenze, spetta alla politica scegliere la strategia con cui raggiungerlo: dal punto di vista scientifico tutte le carte sono in regola per istituire l'obbligo vaccinale". (