Sondrio, 5 novembre 2021 - Su una cosa gli esperti sono tutti d’accordo. Non è un’aurora boreale da tempesta geomagnetica la foto scattata dall'alpinista Marco Confortola - mister 8mila - in Valtellina. Per la cronaca, il 30 ottobre l’autore nel postare quello scatto che sarebbe poi diventato virale sul web aveva scritto: “Questa mattina salendo verso il Gran Zebrù la natura ci ha regalato quest’immagine pazzesca".
“Non è attinente al fenomeno luminoso noto come aurora polare”, scrive Ingv ambiente. Che ipotizza: “Sembra pertanto un effetto legato all’esecuzione della fotografia più che a un fenomeno fisico occorso in cielo”. La pagina di “Passione astronomia” dedica un lungo post allo scatto: “Onestamente non sappiamo ancora quale fenomeno atmosferico sia stato fotografato dall’autore di questa foto (qualcuno ha idee in merito?) ma possiamo senza dubbio escludere che sia stata un’aurora boreale”. Lo dicono ad esempio i colori, che nel caso delle aurore sono “molto specifici dovuti alle transizioni elettroniche degli atomi coinvolti nel processo, che per la Terra sono sostanzialmente ossigeno e azoto. Questi atomi producono un’emissione a righe, simile a quella delle nebulose, con colori molto ben definiti: verde (di solito dominante), rosso e blu (più raro). Nei casi più intensi si possono produrre anche altri colori come il giallo e l’azzurro ma non alle latitudini italiane dove invece prevale il rosso". Poi si ricorda che l'ultima aurora boreale vista in Italia risale al 31 ottobre 2003. Ancora: “Le aurore si vedono di notte (...); l’autore dichiara di aver fotografato l’aurora all’alba (quando l’attività massima è teoricamente già spostata verso il Canada); questa fotografia mostra chiaramente un fenomeno atmosferico illuminato dalla luce del Sole che si trova poco più in basso sull’orizzonte”.
Marco Confortola, l'alpinista delle imprese leggendarie. Come si arriva dal suo post all’aurora boreale virale in rete? “Questo non deve chiederlo a me. Io ho postato quella foto scrivendo che era magia. Tutto il resto lo hanno fatto gli altri. Mi sentivo davvero fortunato in quel momento. Volevo rendere partecipi le persone di questa bellezza”. L’Ingv ha ipotizzato: sembra un effetto legato all’esecuzione della fotografia. “Io ho scattato semplicemente una foto con il mio cellulare. L’ho pubblicata per dare la possibilità a chi mi segue di vedere questa bellezza. Tutto il resto non mi interessa”. A che altezza si trovava? “Ero a 3.350 metri, alla base del canale Gran Zebrù, la montagna che è alta 3.854 metri. Ho visto colori magici, non mi era mai capitato prima, in 30 anni che faccio la guida alpina. Mai vista una cosa del genere. Che in pochi minuti è sparita”. Si è fatto un'idea sull'origine del fenomeno? “Non lo so, questo lo diranno gli esperti. Io sono un romantico. Il lavoro di guida alpina è uno degli ultimi mestieri romantici. Quindi ho pensato: è il regalo che il Gran Zebrù mi sta facendo”. Quando qualcuno ha suggerito che era semplicemente una foto mossa si è sentito offeso? “No, assolutamente no. Purtroppo nel mondo dei social sono tutti leoni, tutti professori, tutti esperti. Ho solo pensato: io ho incontrato quella bellezza. Chi vuole goderla la guarda. Però chiedo rispetto”. Pensa di avere commesso qualche errore di comunicazione? “Assolutamente no. Basta rileggere il mio post, è tutto bello chiaro”. Qual è la morale di questa storia? “Che le persone dovrebbero imparare a godere un po’ di più della natura. E non sempre aggredire. Ogni tanto fermiamoci a guardare l’incanto che ci circonda. Quello scatto è solo e semplicemente questo, magia”. Quindi suggerisce più bellezza e meno polemiche. “Proprio così. Perché le polemiche non servono a niente”. Guardando al futuro, quale sarà la sua prossima impresa? “Sto pensando di programmare gli allenamenti per ripartire per un altro ottomila. Sarà l’anno prossimo”.