Imola, 25 maggio 2022 - Il tempio dei motori, tornato nel 2020 a far parte del Circus che conta, è pronto a cambiare pelle. E dopo aver ospitato tre Gran premi di Formula 1 in meno di due anni, si prepara adesso a far risuonare la grande musica rock, silenziata dalla pandemia. L’Autodromo di Imola, a quasi un quarto di secolo di distanza dal primo mitico Heineken Jammin’ Festival datato 1998, riabbraccerà sabato Vasco Rossi per la terza tappa di un tour che, partito da Trento e passato ieri sera da Milano, approderà anche allo stadio Conero di Ancona, domenica 26 giugno.
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Saranno in 86mila nell’impianto che ha ospitato le sfide tra Charles Leclerc, Max Verstappen e gli altri fenomeni delle monoposto più veloci del mondo fino al 2025. E che, nel giro dei prossimi quaranta giorni, vedrà in scena pure Pearl Jam (sabato 25 giugno) e Cesare Cremonini (2 luglio). Un numero di spettatori, 86mila appunto, superiore all’attuale capienza dei maggiori stadi italiani, per quanto decisamente inferiore alle adunate oceaniche da 130mila spettatori consentite qui a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila.
Da allora, però, molte cose sono cambiate. E la parola d’ordine è sicurezza. Niente vetro né lattine nell’area del concerto, banditi anche i super-alcolici. Divieto di sorvolo per i droni e disco rosso al commercio ambulante lungo le strade attorno al circuito. Ci si avvicinerà all’Autodromo solo a piedi, per poi entrare da due ingressi separati. I biglietti sono nominali, con buona pace dei bagarini. E si tornerà a casa anche grazie ai vari treni speciali organizzati per l’occasione.
Imola però aspetta l’appuntamento con il Komandante dal 2005, anno dell’ultima esibizione all’Heineken Jammin’ Festival che, dodici mesi dopo, avrebbe salutato la città per l’ultima volta, salvo poi scomparire qualche tempo dopo. Una sera di giugno di tre anni fa, sulla collina in cima alla curva Rivazza (tradizionale covo dei ferraristi durante i Gran premi di Formula 1), in cinquemila si ritrovano per chiedere a Vasco di tornare nell’impianto che nel 1998 aveva segnato un punto di svolta nella seconda fase della carriera del Komandante. Come? Un grande karaoke collettivo, sulle note di ’Albachiara’, che fece il giro della rete. E arrivò ovviamente sotto gli occhi del diretto interessato, con il quale da tempo il Comune aveva intavolato una trattativa, che disse ‘sì’.
La pandemia ha prolungato di ulteriori due anni l’attesa (Vasco, i Pearl Jam e Cremonini dovevano esibirsi qui già nel 2020), ma ora la festa può finalmente cominciare. E Imola, con i suoi 70mila abitanti, è pronta raddoppiare la sua popolazione per tre magiche serate in grado di renderla ancora una volta la capitale del rock, come già accaduto in epoca recente nel 2015 con gli AcDc (92mila spettatori) e nel 2017 con i Guns N’ Roses (83mila).