Roma, 9 dicembre 2022 - Il bonus cultura per i 18enni verrà tolto. Sono queste le intenzioni del governo: un emendamento della maggioranza (FdI, Lega e FI) abroga la misura ridestinando le risorse - pari 230 milioni di euro annui a decorrere dal 2022 - a finalità di sostegno del mondo dello spettacolo e della cultura. I soldi andranno a rafforzare diversi fondi: da quello per il sostegno economico temporaneo dei lavoratori dello spettacolo al quello per gli operatori dell'editoria e delle librerie, ma anche dal Fondo per lo spettacolo dal vivo al sostegno delle attività di rievocazione storica de 'La Girandola' di Roma.
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Quindi addio all'App 18, il bonus che permetteva ai ragazzi (al compimento dei 18 anni) di spendere 500 euro in teatri, cinema, spettacoli dal vivo, libri, abbonamenti a quotidiani e periodici, musei, concerti e mostre. Al suo posto nascerà 'Carta cultura". Il ministro Sangiuliano e i sottosegretari stanno già lavorando ad un incontro ai primi di gennaio con le categorie per definire le linee di questa nuova carta, "senza abusi e con il sostegno anche per l'acquisto di libri scolastici".
Cosa prevede la proposta che stoppa il bonus
Abolire la app 18 significa ridistribuirne i fondi (230 milioni) nel welfare dello spettacolo, che in questa maniera salgono da 40 a 100 milioni dal 2023, creando tra l'altro un fondo a favore della filiera del libro e delle biblioteche. Con questo spirito la maggioranza ha promosso l'emendamento all'articolo 108 alla legge di bilancio, firmato dal presidente della Commissione cultura della Camera Federico Mollicone (Fdi), e dagli onorevoli Rossano Sasso (Lega) e Rita Dalla Chiesa (FI).
Viene quindi incrementato il welfare per i lavoratori dello spettacolo con l'aumento dell'indennità di discontinuità che passa da "40 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2022" a "40 milioni di euro per l'anno 2022 e 100 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2023". L'emendamento della maggioranza prevede anche il 'Fondo per il libro', con una dotazione pari a 15 milioni di euro annui. Il Fondo è ripartito annualmente, con uno o più decreti del Ministro della cultura, mentre 30 milioni vanno alle biblioteche dal 2024 e 2 milioni l'anno al Fondo rievocazioni storiche (dal 2019 al 2022) che diventano 5 milioni a partire dal 2023.
Il 'Fondo unico per lo spettacolo', il Fus diventa 'Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo' ed è "incrementato di euro 40 milioni a decorrere dall'anno 2023". Il Fondo cinema viene incrementato di 10 milioni e da 250 passa a 260 milioni. Cinque milioni l'anno vanno ai carnevali storici "al fine di consentire la conservazione e la trasmissione delle tradizioni popolari in relazione alla promozione dei territori". È "incrementata di 13,3 milioni di euro nel 2023 e di 11,5 milioni annui a decorrere dall'anno 2024" la spesa per il funzionamento dei Musei statali.
È istituita la "fondazione di diritto privato denominata 'Fondazione Vittoriano', con compiti di gestione e valorizzazione del Complesso del Vittoriano". Infine con l'obiettivo di "celebrare la vita, le scoperte e l'opera di Guglielmo Marconi nella ricorrenza dei centocinquanta anni dalla sua nascita, nonché di promuovere lo sviluppo di studi scientifici e di sperimentazioni nei settori delle telecomunicazioni, dell'innovazione e della creatività, è autorizzata la spesa di 2 milioni di euro per l'anno 2023 e di 2 milioni di euro per l'anno 2024".
L'indignazione di Pd, 5 Stelle e Terzo Polo
Una misura, però, che sta già seminando polemiche e indignazione. Molti i politici e i partiti contro la decisione. In primis, il Pd con Dario Franceschini, che ha scritto su Twitter: "Un emendamento della maggioranza azzera la app18. Una cosa assurda dopo che Francia, Spagna e Germania hanno introdotto un bonus cultura esplicitamente ispirato dal nostro. Il governo faccia marcia indietro e non tagli alla cultura".
Contrario anche il Movimento 5 Stelle. "Il danno sarebbe enorme, perché le risorse a copertura di questo strumento sono state rese stabili nella scorsa legge di bilancio e gli operatori del settore contano su quegli introiti. Dopo la pandemia il settore culturale va sostenuto con misure che si dispiegano nel tempo, soprattutto in questa fase di crisi energetica e di calo generalizzato dei consumi. In campagna elettorale Giorgia Meloni disse testualmente 'ai giovani è stato tolto tutto, il diritto all'educazione, alla socialità, allo sport. È nostra responsabilità restituire ai ragazzi quello che gli è stato tolto'. E invece è proprio lei a togliere risorse per i giovani", hanno detto gli esponenti del Movimento in commissione Cultura di Camera e Senato.
Per il Terzo Polo, Matteo Renzi ha postato un su Twitter, lanciando un appello a sottoscrivere la petizione: "La maggioranza della Meloni vuole cancellare 18App. Follia! Perché hanno paura della cultura? Io sono pronto all'ostruzionismo parlamentare. Ma chiedo a tutti di darci una mano. Firmate la petizione su http://bit.ly/petizione18app, fatela girare. Dovranno fermarsi loro, non noi".
A dimostrare il suo disaccordo anche il Ceo di Fimi (Federazione industria musicale italiana), Enzo Mazza: "L'emendamento per abolire il bonus cultura è uno schiaffo ai giovani già penalizzati da assenza di politiche per le nuove generazioni. Un danno enorme per la cultura. Il bonus per anni è stato un successo che ha avvicinato i ragazzi a libri, musica e film, tanto da essere copiato da Paesi come Francia, Spagna e Germania".