Se da una parte ci sono i 9 milioni e mezzo di stream in due giorni, cinque milioni di click su YouTube e tutti i primi posti nelle charts, dall’altra parte c’è Gianni Morandi. E basta. Con il secondo posto nella classifica, non data in diretta, della giornata di giovedì, Gianni fa quel che avevo previsto, punta il podio e ci sale, terzo nella generale e secondo in quella di tappa. Nella prefigurazione di quella che potrebbe essere la classifica prima del terzetto finale, perché mancava solo il voto della stampa. E dietro salgono anche Irama e Sangiovanni, il popolo dei talent, nessuna sorpresa.
Ma anche se non dovesse vincere questo sarà ricordato come il Festival di Mahmood & Blanco, Elisa e Gianni Morandi, non solo per quel che potrebbe succedere stasera con le cover. Perché Gianni ha portato la scocca di una canzone senza motore in prima fila, semplicemente ricordando a tutti e a se stesso il suo mito e la sua storia.
Mentre Sanremo arranca rincorrendo il mondo esterno, l’altra sua anima cerca nuove certezze nella memoria e scopre che quella più contemporanea è di Morandi. Le sue prime canzoni che ritornano, quel clima, quella voglia di vivere che è poi anche la voglia di vincere. Non è la canzone più bella del Festival, 'Brividi', 'O forse dei tu', 'Lettera di là dal mare' sono meglio, ma è perfetta per il suo pubblico perché lo riporta nell’album di famiglia conosciuto. E lui l’ha cantata giovedì sera benissimo, aiutato dal miglior arrangiamento del festival. Votarlo è un atto d’amore e una risposta al nuovo che avanza, è uno schierarsi non per un canzone ma per una vita. E lui ci ha messo l’energia e l’entusiamo dei vent’anni.
Detto questo, spero vincano Mahmood & Blanco, perché sono il mondo che corre veloce là di fuori, il futuro prossimo, l’Eurovision, e il presente. Con Morandi vincerebbe la foto del festival che tiriamo fuori ogni volta nel cassetto. Per questo ha già vinto.