"Con mio padre, sin da piccolo, non ho mai avuto un bel rapporto. Dopo 12 anni, ho cambiato allenatore, è stata una delle tante difficoltà che ho affrontato nella mia carriera. Ho avuto paura, sono stato attaccato dall’esterno ma la gente, da fuori, non capisce a pieno certe dinamiche. C’è voluto coraggio per farlo. Coraggio nel mettersi nuovamente in gioco e nell’uscire dalla comfort zone.
Il rapporto padre-figlio si era trasformato nella relazione allenatore-atleta, ma le difficoltà relazionali restavano". Gianmarco Tamberi, re del salto in alto, ha parlato per la prima volta, pubblicamente, del rapporto col padre, che l’ha allenato per ben 12 anni. Gimbo giorni fa si è raccontato a Verissimo, la trasmissione di Canale 5 condotta da Silvia Toffanin. La puntata è andata in onda sabato, alle 16.30, ed è disponibile online su Mediaset Infinity. Il campione di atletica ha ripercorso pure gli anni dell’infortunio, nel 2016, che gli hanno imposto uno stop di 5 anni. Ha raccontato di una sorta di "depressione" che ha rischiato di allontanarlo dal suo obiettivo. Però, ha evidenzia lui, "non ho mai pensato di smettere di saltare".
Forse anche perché a sostenerlo c’è sempre stata Chiara, la compagna di vita da 14 anni: "Lei aveva 14 anni, io 17", ha fatto lui, prima di passarle la parola: "Ho sempre seguito Gianmarco da quando eravamo piccoli – ha proseguito lei – sia per dargli la sensazione di casa sia per vivere insieme tutte le emozioni", sportive e non. "Un figlio? Vorrei una femminuccia, ma facciamo una cosa per volta", ha sottolineato Chiara.
"Sono stati due anni pieni di novità e di emozioni. Dopo la vittoria alle Olimpiadi, ci siamo sposati, ora stiamo costruendo casa, adesso il Mondiale e l’anno prossimo Parigi. Una cosa per volta – ha ribadito – per dare la giusta importanza a un figlio". A metà intervista, il videomessaggio della madre, Sabrina Piastrellini: "Gianmarco è una valanga, è vivacità pura, quando era piccolo ne ha combinate di tutti i colori e durante la gara era come ripassare alcune scene della sua vita. Da ragazzino, aveva l’abbonamento al pronto soccorso, ne faceva di cotte e di crude.
Quella a Budapest è stata una gara molto difficile, si è preso il testimone della sua ultima frazione e lui sa cosa intendo. Ora, gli auguro di correre più a lungo possibile con tanta tenacia, rispetto, serenità e tanto amore. Ciao Gi", ha concluso. E lui: "La mamma è sempre la mamma, insieme siamo due pazzi". "Lei ha sofferto molto i miei 5 anni dopo l’infortunio. Non è stato facile per lei vedermi stare così. E vedere tua madre guardarti con gli occhi della tenerezza quando tu, da figlio, senti dentro un leone, beh ti distrugge. Lei vedeva un figlio che rincorreva qualcosa che agli occhi di tutti sembrava impossibile. Voleva dirmi ‘fermati Gianmarco, prendi un’altra strada’ ma non ci riusciva. Io l’avevo capito, quegli occhi mi hanno cresciuto e mi parlavano, a mamma la conosco benissimo. Però, sono riuscito a dimostrarle che io ero all’altezza di quel sogno. E non c’è niente di più bello di sorprendere le persone che ti amano".
Nicolò Moricci