"Abbiamo fatto un voto di castità elettorale, ecco perché non siamo candidati. Se dovessi usare la metafora degli archi e delle frecce, noi, quelli ‘più in avanti con l’età’, siamo gli archi e abbiamo il compito di ‘preparare’ le frecce da scagliare. Le frecce sono le nuove generazioni, la classe dirigente che ha bisogno di appassionarsi alla politica. Quella amatoriale, che riguarda i problemi della gente, non quella professionistica". Dalla presentazione, a metà febbraio, di Base Popolare di cui è presidente. Ad un incontro, domani alle 10 nella sala Unicorn del Passetto di Ancona, per la prima iniziativa pubblica dell’associazione sulle politiche europee in vista del voto e sulle possibili ricadute per le Marche. Scocca l’ora dell’ex governatore Gian Mario Spacca, fondatore del movimento politico di cui fanno parte anche i già assessore regionale al Turismo Giuseppe De Mita e direttore regionale Raimondo Orsetti. "Mi chiede delle Marche? – risponde l’inquilino di Palazzo Raffaello dal 2005 al 2015 –. Vivono la situazione del resto del Paese. Rappresentano le difficoltà che l’Italia vive, specie nel recuperare la dimensione della crescita, da sempre punto di forza della nostra regione. Ma non è un problema della politica, quanto piuttosto dello stato di salute della comunità regionale nella sua interezza: Istituzioni, ma anche operatori economici, imprenditori e Università. La logica è la stessa dell’Europa ed è per questo che bisogna invertire la tendenza alla decadenza. Riconosco che nelle Marche ci sia stato uno sforzo per sostenere le infrastrutture, come per riorganizzare la sanità", spiega. "Ma nel 2008 venivano impiegati 60 miliardi per la spesa pubblica. Nel 2024 la metà, 30. Un processo di ‘décalage’ degli investimenti che ha determinato un impoverimento generalizzato", prosegue Spacca, difendendo chi lo ha succeduto in Regione, Luca Ceriscioli (Pd) e Francesco Acquaroli (Fratelli d’Italia). Una difesa bipartisan: "Li giustifico entrambi. Io ho vissuto la prima parte della riduzione delle risorse, loro in maniera sempre più accentuata. Questo ha abbassato il livello degli investimenti e ha mantenuto alto quello dei consumi".
Situazioni, a detta dell’ex presidente, figlie anche di un’Europa più fragile, che si trova dinanzi ad un bivio: "Quello della frammentazione, se si prosegue con il sovranismo nazionale. Oppure quello della maggiore sovranità dell’Europa, cui conferire più poteri e permettere alla comunità di riprendere il cammino della crescita". Per Spacca gli indicatori sono chiari: "I sovranismi nazionali non hanno prodotto risultati positivi, l’Europa in dieci anni è cresciuta la metà di Stati Uniti e Cina che sono i competitor. Ha viaggiato ad una velocità di crociera molto lenta, questo rischia di farci perdere competitività e di non tenere al sicuro il welfare europeo".
Le proposte: "La bussola si cambia introducendo il punto cardinale della crescita, accanto a quelli del contenere l’inflazione e del controllo del deficit degli Stati. In che maniera? Aumentando la quota parte di Pil delle Nazioni per aumentare la capacità di spesa dell’Europa; assicurando libera circolazione anche a finanza, energia e telecomunicazioni; controllando le catene di approvvigionamento delle materie prime, riaffermando la centralità del Mediterraneo; e lavorando, d’intesa con le Università, per rafforzare le competenze. Per questo siamo orientati sulla riproposizione della maggioranza Ursula, sostenuta da Popolari, Socialisti e Liberaldemocratici".