Ancona, 19 dicembre 2024 – Mentre il Fabrianese “annaspa” tra crisi industriali e vertenze, c’è una boccata d’ossigeno “a zero emissioni”. Quel distretto, nel 2026, accoglierà un sito per produrre mezzi compatti ed efficienti, progettati per ottimizzare spazio ed energia, in qualche modo ispirati alle “kei car giapponesi” ma italianissimi. L’ambizione è creare un nuovo polo automotive dedicato alla produzione di automobili e veicoli commerciali urbani.
È notizia di ieri, infatti, che Mu-Fabriano, la startup che produce i veicoli elettrici della gamma Mole Urbana, disegnata e progettata dal designer Umberto Palermo e il suo team di lavoro, ha concluso un robusto aumento di capitale da 3,5 milioni di euro, sottoscritto da Cdp Venture Capital, dal fondo di Piemonte Next e da un gruppo di industriali e investitori marchigiani. Tra loro anche l’ex governatore Gian Mario Spacca, che partecipa con il 4,2 per cento.
Più robuste le quote di Up (Umberto Palermo) con il 57 per cento e Cdp al 23,1. Nella compagine societaria spiccano i profili del patron di Namirial Enrico Giacomelli (1,41) e di Nunzio Tartaglia (0,94), già nei quadri della Banca popolare di Ancona, oltre a cinque soci marchigiani, quattro dei quali fabrianesi con partecipazioni minori. Parole chiave: innovazione e sostenibilità.
"Il 70 per cento delle componenti per i prototipi di Mole Urbana realizzati a Torino vengono prodotti, oggi, da Fabriano. È la testimonianza che esiste una forte cultura industriale – spiega Spacca al Carlino –. Le persone hanno tecniche rilevanti, competenze e qualità che non vanno disperse. Quindi l’idea è nata dalla necessità di un territorio".
Il piano industriale di Mu Fabriano, che prevede l’avvio di un’unità produttiva nell’entroterra montano, è per Spacca “un segno concreto di fiducia e di grande coraggio in una congiuntura di particolare depressione”. Si dice grato nei confronti di imprenditori e investitori. Mole Urbana non solo mira a creare un prodotto green. Ma è anche attenta agli obiettivi ecologici e nella scelta dei siti dove radicarsi.
Il primo, in Piemonte, è una nano-factory acquisita tramite il Mise, ristrutturata e dotata di pannelli solari. Anche il sito localizzato nel territorio di Fabriano avrà caratteristiche architettoniche mirate all’autoproduzione di energia elettrica.
E i mezzi da produrre? Gli undici modelli rispondono alle esigenze quotidiane di comfort, design e sicurezza. Esistono quelli per due o quattro persone, oltre a quattro per versioni specifiche per il mondo del lavoro. Nelle Marche si è instaurata una forte collaborazione, anche in virtù della filiera di fornitori che è stata creata. “Piemonte e Marche si confermano terre di eccellenza e innovazione, grazie alla capacità di coniugare tradizione e visione per il futuro. È con questo spirito che vogliamo dare un contributo significativo allo sviluppo del territorio, consolidando un vero Made in Italy come sinonimo di qualità, innovazione e sostenibilità”, dice Palermo di Mole Urbana. Entro febbraio una tavola rotonda per illustrare il progetto rivoluzionario.