Loreto, 16 settembre 2023 – E’ tornato al suo posto il Crocifisso ligneo della Scala Santa di Loreto, oggetto di una certosina operazione di restauro durata più di cinque mesi. Ha avuto luogo la cerimonia di ricollocamento e benedizione della scultura, che da oltre 80 anni accoglie i devoti che giungono al Santuario della Santa Casa percorrendo in preghiera i 400 gradoni della scalinata.
Il restyling conservativo (e in parte anche ricostruttivo) che ha riportato all’antico splendore l’opera è stato possibile grazie al finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Loreto, che prevede tra le sue attività anche la tutela dell’Arte e dei Beni culturali, in questo caso rivolta ad un manufatto a cui lauretani e pellegrini sono particolarmente legati: il maestoso Crocifisso artistico, realizzato da una mano altamente qualificata prima del 1940, si staglia infatti sulla sommità della Scala Santa, un luogo sospeso tra devozione e memoria storica, con le migliaia di devoti che ogni anno la percorrono in preghiera e il Cimitero di Guerra Polacco che la costeggia con le sue innumerevoli croci bianche.
“Rientra nella mission della Fondazione anche la tutela e valorizzazione del patrimonio storico-culturale del territorio – spiega il presidente della Fondazione Carilo, Paolo Niccoletti – e in questo caso specifico c’è una valenza ancora più significativa, perché si intrecciano elementi sia storici che spirituali importanti: la nostra città è molto legata a questo Crocifisso, amato anche da moltissimi devoti. Riportarlo a nuova vita e restituirlo alla collettività è per la Fondazione Carilo un motivo di orgoglio”.
Imperversava in tutta Europa la Seconda Guerra Mondiale quando il Crocifisso ligneo venne posizionato per la prima volta alla sommità della Scala Santa: era il 24 agosto 1941 e l’allora arcivescovo di Loreto, monsignor Gaetano Malchiodi, lo benedì consacrando alla memoria dei caduti per la Patria la suggestiva scalinata, che oggi rappresenta infatti uno straordinario monumento di Fede e di Storia. Non sono ancora del tutto chiare le origini dell’effigie, che si erano perse nel tempo, per essere poi in parte ricostruite proprio in occasione di questo restauro da Fondazione Carilo, Delegazione Pontificia – ovvero il soggetto che ottantadue anni fa commissionò e acquistò l’opera (all’epoca con la denominazione di Amministrazione della Pontificia Basilica della Santa Casa, ndr) – e la Soprintendenza di Ancona, dal momento che la scultura, avendo oltre 80 anni, rientra tra i Beni Culturali.
Rimasto per anni nella sede originaria, coperta da un tetto ma aperta sui tre lati, il Crocifisso ha subito gli effetti degli agenti atmosferici, che nel tempo hanno provocato vistose screpolature e frantumazioni. Da qui l’esigenza del restauro, portata a termine dall’azienda specializzata ARTè.