MARINA VERDENELLI
Cronaca

"Voglio solo fare il padre, me lo impediscono"

Un 46enne anconetano non può vedere da mesi la figlia di due anni e mezzo. Il tribunale ora ha dato l’ok, ma i servizi sociali non agiscono

"Voglio solo fare il padre, me lo impediscono"

"Voglio solo fare il padre, me lo impediscono"

"In fondo chiedo solo di fare il padre ma questo diritto mi viene negato per la madre di mia figlia che mi accusa di cose non vere e perché sono vittima della giustizia con una delusione nelle istituzioni". Inizia così il racconto di Marco, 46 anni, un padre anconetano, che chiamiamo con un nome di fantasia perché nella vicenda che ha deciso rendere pubblica c’è di mezzo una minorenne. Dopo vari tira e molla giudiziari, che gli hanno impedito, a più riprese, di vedere la figlia che oggi ha due anni e mezzo, ha ottenuto il via libera del tribunale ad incontrare la bambina ma la sua pratica è ferma ai servizi sociali di Cingoli. "Sono stati indicati come persone preposte per gli incontri vigilati tra il padre e la piccola - spiegano gli avvocati Riccardo Leonardi e Daniele Provinciali, i legali di Marco - ma sono passati 40 giorni prima che qualcuno chiamasse per avere il suo numero di cellulare e contattarlo. Il provvedimento del tribunale civile è del 10 maggio scorso. La telefonata a noi è del 20 giugno". Ieri i servizi sociali hanno contattato il 46enne. "Sono convocato per il 5 luglio, un incontro conoscitivo solo con me - osserva Marco - di vedere mia figlia ancora non se ne parla. Sono mesi che non la vedo e non la sento. So se cambia taglio di capelli da una chat dell’asilo, in cui sono anche io e solo se qualcuno pubblica foto di feste perché anche questo mi è stato negato". Marco e la sua ex compagna sono stati insieme quattro anni durante i quali hanno avuto la bambina "cercata per due anni di fila". Il 26 dicembre del 2022 la compagna è tornata a casa dei genitori, a Cingoli, e da quel momento è iniziato il tira e molla per la bimba. "Per sette mesi non l’ho più vista - racconta Marco - non c’era nessun provvedimento nei miei confronti, è stata una cattiveria della madre. Poi mi è stato concesso di vederla a Cingoli in presenza dei nonni che filmavano i nostri incontri. Alla fine mi sono rivolto al tribunale, volevo che venisse regolarizzata la modalità di visita". Il tribunale civile ha disposto una consulenza per vedere le capacità genitoriali di entrambi i genitori e tutti e due l’avevano. Il deposito della consulenza è di inizio 2023. "Potevo vedere mia figlia - continua Marco - la andavo a prendere all’asilo, era gioiosa. Ho notato che aveva dei lividi, una volta una bruciatura sopra l’occhio, un’altra volta un ematoma alla fronte. La madre diceva che era caduta, aveva sbattuto. Ho denunciato in questura, la Procura ha archiviato". La ex lo ha denunciato per stalking. Il 10 febbraio scorso il giudice ha firmato un divieto di avvicinamento a madre e figlia. "La sentivo solo al telefono per la gestione della bambina - dice Marco - si è sentita perseguitata". Fatta istanza per revocare la misura nei confronti della figlia viene rigettata e Marco finisce a processo per stalking (ha anche un altro procedimento per maltrattamenti). La revoca di avvicinarsi alla figlia viene ripresentata al giudice del dibattimento penale che gliela accoglie. E’ fine aprile scorso. La ex fa istanza al civile per incontri protetti e viene accolta. Siamo a maggio, Marco può vedere la figlia con gli assistenti sociali ma ancora non è cosi. "Inizio a scordarmi cosa significa essere padre", dice. In Appello pende un ricorso per revocare gli incontri protetti. La battaglia non è finita.