REDAZIONE ANCONA

Violenza sulle donne, nelle Marche in crescita le richieste di aiuto: in 663 ai centri di sostegno

I sindacati puntano sull’importanza del lavoro: "In tante vivono nel precariato e con discriminazioni"

Sono 663 le donne marchigiane che si sono rivolte ai Centri Antiviolenza delle Marche nel 2021, +180 rispetto al 2020: 489 sono italiane, 174 straniere e la fascia d’età più esposta è quella che va dai 30 ai 50 anni, donne adulte in maggioranza coniugate o unite civilmente e proprio entro le mura domestiche si sviluppa la maggioranza delle violenze. "Il consolidamento della rete antiviolenza territoriale è più che mai una priorità per accogliere e tutelare le donne e per prevenire la violenza", commentano Loredana Longhin, Cristiana Ilari e Claudia Mazzucchelli, segretarie regionali di Cgil, Cisl, Uil, ricordando i recenti femminicidi avvenuti ad Osimo e a Fano. Le donne vittime di violenza chiedono ascolto, consulenza psicologica e legale, orientamento, accompagnamento e sostegno all’autonomia per cui alloggio e lavoro sono fondamentali.

"Proprio il lavoro deve essere il fattore principale di emancipazione, di libertà e di valorizzazione per le donne", proseguono le parti sociali, ricordando i dati: 170mila donne disoccupate, 167mila donne inattive, 759 lavoratrici madri che hanno lasciato il posto di lavoro in un anno, 51,1% delle donne part time e 23,2% a tempo determinato, 14.279 euro retribuzione media lorda annua delle donne a fronte dei 18.109 euro di retribuzione media lorda annua degli uomini "che testimoniano come ancora troppe donne nelle Marche siano escluse dal mondo del lavoro o lavorino in condizione di precarietà, con bassi salari, con scarse tutele".

Troppe donne ancora nei luoghi di lavoro "subiscono discriminazioni, ricatti, molestie, svalorizzazione e marginalizzazione, disparità salariale e nei percorsi di carriera". "Per questo rilanciamo il nostro impegno a tutela dei diritti delle donne e del lavoro delle donne per la protezione, la prevenzione, la lotta alla violenza e alle discriminazioni con l’assistenza, la formazione e la sensibilizzazione culturale".