GIUSEPPE POLI
Cronaca

Viaggio nei quartieri. Prigionieri dell’ex Stracca: incubo sosta, degrado e quella gru sulla testa

Abbiamo incontrato residenti e commercianti della zona dopo il fallimento del progetto che avrebbe dovuto costruire un super condominio green. Ora il rischio è che il tutto si trasformi in un ecomostro in pieno centro. .

Abbiamo incontrato residenti e commercianti della zona dopo il fallimento del progetto che avrebbe dovuto costruire un super condominio green. Ora il rischio è che il tutto si trasformi in un ecomostro in pieno centro. .

Abbiamo incontrato residenti e commercianti della zona dopo il fallimento del progetto che avrebbe dovuto costruire un super condominio green. Ora il rischio è che il tutto si trasformi in un ecomostro in pieno centro. .

L’area ex Stracca e il suo sogno abitativo svanito sono una ferita aperta nel quartiere Santo Stefano. Soprattutto, ma non solo, per i residenti e i commercianti di via Montebello, via Curtatone, via San Martino e via Veneto. Il cantiere per l’edificio residenziale che prevedeva la realizzazione di una cinquantina di abitazioni, garage, depositi interrati e un piano destinato a parcheggio pubblico, s’è trasformato in un rischio per il quartiere, oltre che un danno economico per tante famiglie che hanno creduto e investito nella casa dei loro sogni. Il progetto s’era bloccato mesi fa per la questione legata ai bonus edilizi che aveva minato la sostenibilità finanziaria dello stesso.

Sembrava che dovesse ripartire, un pool di professionisti s’era incaricato di reperire un nuovo imprenditore-investitore, operazione che però è evaporata con il passare dei mesi. Così pochi giorni fa il tribunale di Ancona ha ordinato la liquidazione giudiziale della Cap Costruzioni, l’impresa che fa capo al costruttore Stefano Ascoli, colui che nel 2021 aveva rilevato l’area dell’ex Stracca per trasformarla in un’oasi di appartamenti moderni, green e all’insegna della sostenibilità.

E mentre da un lato lo Stracca Green mai ultimato lascia dietro di sé un inevitabile strascico legale, con tanto di investitori beffati per complessivi tre milioni di euro circa, dall’altra amplifica il problema parcheggi di abitanti e commercianti esasperati. Inoltre s’è aperto anche un contenzioso, perché per l’occupazione di suolo pubblico il Comune deve recuperare ben 250mila euro, che arriveranno, forse, dal fallimento. Intanto il cantiere è abbandonato ma continua a occupare spazio, a sottrarre posti auto per il parcheggio e a impedire il passaggio del bus in una strada, via Montebello, diventata a senso unico. Un incubo su cui ora si confrontano aspramente le diverse tesi sul suo presente e futuro: chi, cosa, come, soprattutto quando. Tanti punti interrogativi che lasciano immutate le difficoltà di chi abita intorno all’incompiuta.

Nel frattempo i residenti lottano ogni giorno per trovare un posto dove parcheggiare l’auto tornando a casa, tra l’altro in una zona con salite e discese a tratti anche impervie, specie per chi ha un’età avanzata o problemi di mobilità. Ecco, dunque, che il cantiere abbandonato con annessa la gru costituisce ora un enorme nodo da sciogliere per l’amministrazione comunale, che dovrà decidere anche quale destinazione dare all’immobile realizzato per due piani interrati, quelli destinati a parcheggio, che altrimenti rischia di trasformarsi in ecomostro. Il quartiere è un puzzle di lavori in corso, con il PalaVeneto poco sopra, i lavori per mensa e palestra alle scuole Leopardi, i diversi cantieri privati – ce n’è uno anche nella stessa via Montebello – e quelli che interesseranno presto l’ex Ipsia destinato all’Inail e poi più in basso l’ex Inps, destinato al tribunale.

Una situazione che finisce per stritolare chi abita in quella zona, costretto a fare centinaia di metri e a percorrere più volte le stesse strade alla ricerca spesso vana di un posto dove parcheggiare l’auto. Un problema di difficile soluzione, che fa salire la rabbia e la preoccupazione dei residenti che invece di confidare in un edificio che avrebbe contribuito alla riqualificazione del rione, ora si trovano a fare i conti con un incubo di cui, almeno per il momento, non si vede proprio la fine. Qui la gente aspetta risposte.