Virginia Raffaele, questo spettacolo è molto autobiografico. Per chi non conosce la sua storia, come nasce questo profondo legame con il mondo del luna park?
"E’ uno spettacolo che nasce da una necessità. Io sono nata e cresciuta in un luna park di Roma, il LunEur, fondato tra gli altri dai miei nonni materni, che negli anni Novanta lo ‘salvarono’. Purtroppo nel 2007 ce l’hanno fatto chiudere, lasciandoci senza lavoro. Io, lo ripeto sempre, sono principalmente una giostraia. Questa cosa ha ‘lavorato’ dentro di me, anche quando poi ho cominciato a fare teatro".
Quindi con ‘Samusà’ racconta la sua infanzia e la sua prima giovinezza?
"Sì, faccio rivivere alcune situazioni e alcuni personaggi che animavano questa comunità. Alla fine esprimo il concetto che sì, il luna park me l’hanno chiuso, ma è come se io avessi portato via le giostre con me".
E’ una specie di ‘imprinting’, che ha determinato anche il suo modo di esprimersi artisticamente?
"Sì, è un modo di vedere le cose. L’umorismo, la presa in giro. E poi, quando fin da bambina devi stare dietro un bancone a intrattenere e divertire il pubblico, vivi qualcosa di diverso dal ‘normale’. Io spesso facevo i compiti al luna park. Non si andava mai in ferie. Il sabato e la domenica si lavorava, anche con il freddo, la pioggia".
Si parla anche del suo primo bacio...
"Sì, l’ho dato dietro il Bruco Mela".
Ma la sua attrazione preferita quale era?
"Una che pochi ricordano. Si entrava in due dentro delle gabbie, schiena contro schiena, e dovevi riuscire a fare un giro di trecentosessanta gradi. E poi il Tagadà, dove ovviamente stavo al centro in piedi, come tutti i bravi coatti romani".
Nello spettacolo il circo è più che altro evocato o ci sono materiali scenici ‘realistici’?
"No, è evocato. La scenografia è piuttosto essenziale, anche se c’è una ruota panoramica, inizialmente non prevista, e che io ho voluto a tutti i costi. Poi ci sono alcuni miei disegni che ho fatto ripensando alle giostre".
I costumi invece sono molto ‘ricchi’, vero?
"Sono stupendi. Giovanna Buzzi, figlia di Gae Aulenti, ha fatto un lavoro bellissimo".
Domanda banale: si continua a dire che le donne hanno meno senso dell’umorismo degli uomini, che non sanno divertire come loro. C’è qualcosa di vero o è un luogo comune?
"Non esiste una comicità maschile o femminile. Una risata è una risata. O fai ridere o no. Chiedersi se è una questione di sesso non ha senso".
Chi l’ha influenzata di più da questo punto di vista, uomo o donna che sia?
"Direi Gigi Proietti. E poi sono cresciuta con il trio Massimo Lopez, Tullio Solenghi e Anna Marchesini".
Una curiosità: i grandi parchi a tema le piacciono o sono troppo ‘commerciali’?
"No, mi piacciono. In realtà ovunque ci sia una giostra mi sento a casa. Anche una piccola giostra ai giardinetti".
Ora è totalmente impegnata nella tournée o c’è l’idea di tornare in tv, visto il successo che ha avuto?
"No, per il momento penso solo al teatro".
Raimondo Montesi