Chiusa in un bagno e palpeggiata nelle parti intime mentre una mano le tappava la bocca per non farla gridare. Minuti di terrore vissuti da una 14enne, in un campeggio, che solo dopo nove anni ha trovato il coraggio di denunciare facendo finire a processo il molestatore, più grande di lei di undici anni, per violenza sessuale. "Avevo paura mi facesse ancora del male", ha osservato la vittima in sede di denuncia alla polizia, ribadendolo anche ieri, in tribunale, davanti al collegio penale presieduto dalla giudice Francesca Grassi, dove si è aperto il dibattimento. E’ toccato alla giovane, che oggi ha 26 anni e si è costituita parte civile con l’avvocato Corrado Canafoglia, aprire l’escussione delle testimonianze per l’accusa.
Passo dopo passo ha raccontato quando avrebbe subito il 15 agosto del 2012, al campeggio della Rocca, nel comune di Falconara. Quel giorno c’era la gavettonata di Ferragosto, una tipica festa di fine estate molto in voga nelle località balneari. Gli ospiti del camping si stavano divertendo lanciandosi gavettoni pieni d’acqua e secchielli, per bagnarsi a vicenda. Mentre la 14enne si trovava in prossimità dei bagni del campeggio le sarebbe arrivata prima una secchiata d’acqua da parte dell’imputato, 25enne all’epoca del fatto e oggi 37enne, poi lui l’avrebbe presa da dietro e spinta dentro uno de bagni, chiudendo la porta con il chiavistello. Rimasti soli e appartati il molestatore avrebbe allungato una mano sulle parti intime della giovane e con l’altra le avrebbe chiuso la bocca per evitare che gridasse. Pochi minuti, stando alle accuse, conclusi spingendola poi contro una parte della toilette prima di fuggire via perché fuori si sentivano delle voci molto vicine arrivare verso il bagno. "Sono corsa nel mio camper – ha detto la vittima in aula – poi mi sono confidata con due amiche. Non ho mai denunciato perché avevo paura che sarebbe venuto a trovarmi".
Il 37enne abita in un paesino dell’entroterra, lo stesso della giovane che, sempre in aula, ha raccontato di averlo incontrato più volte in giro. Un giorno, era il 2017, lo ha incrociato in un bar della bocciofila e lei dalla paura è scoppiata a piangere. Un’altra volta, nel 2018, lo avrebbe incontrato alla fermata del bus. "Mi ha fatto l’occhiolino – ha riferito la vittima in tribunale – poi ha detto ‘vado a comprare i preservativi’".
Solo a dicembre del 2021 la 26enne ha denunciato la violenza subita alla polizia. Dopo quel trauma, che pensava di cancellare, non sarebbe riuscita ad affrontare relazioni sentimentali. Aiutata da un ex fidanzato, con il quale si era riuscita a confidare, ha parlato del fatto ai genitori e poi si è convinta a fare denuncia. "Ancora oggi, se qualcuno mi guarda – ha detto la vittima – penso male e non voglio che mi si avvicinino sconosciuti". L’imputato, difeso dagli avvocati Francesca Petruzzo e Alessandro Genovali, ha sempre respinto le accuse. Sarà sentito nella prossima udienza, quella del 27 febbraio, dopo l’escussione dei testimoni di parte civile. La vittima ieri ha riferito anche che la moglie dell’imputato, dopo che lei aveva fatto denuncia, l’avrebbe contattata per pregarla di ritirare la querela perché il marito minacciava di farla finita.