In principio avrebbe dovuto trattarsi di un’operazione che – fra quelle di polizia giudiziaria – è definita "attività d’iniziativa". All’atto pratico è stato molto di più. Perché quando i militari delle Fiamme Gialle sono arrivati in quel capannone industriale, utilizzato da una società attiva nel settore della cantieristica navale e operante tra Falconara e Montemarciano, si sono trovati di fronte ad uno scenario neppure immaginabile. Ed ovvero: un’enorme discarica abusiva, che occupava almeno metà dei 3mila metri quadri dello stabile, tra ammassi di rifiuti, alcuni dei quali pericolosi, e persino residui di amianto, a terra e nella copertura. Come non bastasse, i finanzieri hanno individuato due dipendenti.
Entrambi regolari, nessuna anomalia da quel punto di vista. Quanto piuttosto, cosa assai più delicata, a lavoro in un ambiente che, per le autorità, era "altamente insalubre e bisognoso di urgenti interventi di bonifica e messa in sicurezza".
Le conseguenze: una persona denunciata, il legale rappresentante della società, al quale è stata contestata una sfilza di violazioni, mentre il capannone è stato posto sotto sequestro. È il bilancio dell’intervento degli uomini della Compagnia falconarese della Guardia di Finanza, guidati dal capitano Martino Marzocca, portato avanti nei giorni scorsi di concerto con il Comando provinciale e che ha visto coinvolto anche il personale dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale delle Marche e dell’Azienda sanitaria territoriale di Ancona. In occasione del controllo, i finanziari hanno appurato mezza ditta sepolta dai rifiuti. C’erano vernici, potenzialmente infiammabili ma abbandonate, calcestruzzo, mattoni, passando per altre componenti verosimilmente utilizzate nella cantieristica navale, la cui origine potrebbe essere facilmente rintracciata, o scarti di lavorazioni per scafi o motori, per i quali potrebbero essere necessari approfondimenti. Scoperti anche elettrodomestici in degrado. Il sospetto è che alcuni di quei materiali potessero essere lì ormai da parecchio tempo. Forse anni. Non solo, però. Alzando lo sguardo verso il soffitto, i militari hanno individuato tegole in amianto in pessimo stato di conservazione, frantumate e divelte. E in tutto questo, i due lavoratori sul posto. Motivi per i quali è scattato il sequestro preventivo, "con l’obiettivo di evitare ulteriori rischi per la salute dei lavoratori e prevenire una potenziale contaminazione da fibre di amianto". Le verifiche del personale di Arpam e Ast hanno quindi campionato e classificato i rifiuti, amianto compreso e rilevato anche sul suolo. Dopo le indagini, il legale rappresentante è stato denunciato alla Procura dorica per le violazioni in materia ambientale e per non aver rispettato le normative sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.