Una banda specializzata che assaliva gli sportelli bancomat di banche e uffici postali con la tecnica della "marmotta" introducendo polvere esplosiva in un contenitore metallico per poi farla deflagrare con un innesco. Nove i colpi messi a segno, tra quelli tentati e quelli invece andati a buon fine, nella provincia di Ancona e alcuni anche in quella di Macerata, in tre anni e con un bottino quantificato complessivamente in almeno 200mila euro (uno ad Ostra da solo fruttò quasi 60mila euro). Per 11 persone la Procura dorica ha chiesto il processo e lunedì doveva tenersi l’udienza preliminare per tutti ma dei difetti di notifica hanno fatto slittare l’udienza al 17 dicembre. In quella data la giudice Francesca De Palma dovrà decidere se mandarli a processo o meno. Alcuni imputati potrebbero chiedere di accedere a riti alternativi.
Le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere finalizzata a furti aggravati e rapina, ricettazione, riciclaggio, violazione della normativa sulle armi e incendio. Stando alle accuse almeno quattro sarebbero stati i componenti attivi della banda, un romeno di 36 anni residente a Maiolati Spontini, una riminese di 26 anni, residente a Monte Roberto, uno jesino di 52 anni e una jesina di 23 anni. Gli altri avrebbero fatto da collante nel riciclare il denaro. Il promotore e organizzatore dei colpi sarebbe stato il 52enne di Jesi: individuava i bancomat da colpire, studiava i luoghi, neutralizzava i sistemi di difesa e si occupava di rubare le auto che servivano poi per la fuga. Gli altri tre erano gli esecutori materiali. Una delle due donne spesso era alla guida di un’auto non rubata, aspettava la banda dopo la fuga per far perdere le tracce.
Il primo dei 9 colpi era avvenuto a Cupramontana il 28 dicembre del 2016. Un tentato furto al bancomat di una filiale di banca. Dopo meno di un mese la banda era tornata in azione ad Ostra portando via 59mila euro da uno sportello bancario fatto esplodere. Poi era toccato al bancomat di un’altra filiale a Santa Maria Nuova, per 23mila euro di bottino e ancora a Cingoli (un tentativo andato male), qui hanno rubato anche una vettura servita per fare i colpi, poi altro furto di auto a Trecastelli e un altro colpo a Staffolo. Poi di nuovo a Cupramontana ma anche questo tentativo ando a vuoto. A Cupramontana avevano dato poi fuoco anche alla vettura usata e precedentemente rubata. Due le rapine, una in un supermercato a Monte Roberto, armati di pistola, per rubare l’incasso e fuggire con l’auto rubata ad una cliente e poi all’ufficio postale di Arcevia dove fuggirono con 40mila euro dopo aver malmenato la direttrice. L’ultimo colpo è nel 2018 a Staffolo, sempre uno sportello bancomat fatto esplodere. L’indagine dei carabinieri, denominata "operazione explosion", ha portato a risalire alla banda dove gli altri membri sono pugliesi e siciliani.