Tutto pronto per "Madama Butterfly", di Giacomo Puccini: l’opera sarà in scena venerdì (6 dicembre), alle 20.30, al Teatro delle Muse di Ancona, con replica domenica 8 (ore 16.30). In questi giorni, le prove proseguono spedite, intervallate talvolta dalle visite di alcune scolaresche perché – spiega Myrtò Papatanasiu, una delle artiste più rappresentative della scena europea – "la lirica è anche per i giovani, che dovrebbero riscoprire il valore educativo dell’opera". Secondo titolo in cartellone della Stagione Lirica di Ancona 2024, la tragedia giapponese in tre atti su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa – con riduzione teatrale di David Belasco dal romanzo Madame Butterfly di John Luther Long – vede qui come direttore d’orchestra il maestro Francesco Angelico. Alla regia, la bravissima Renata Scotto (recentemente scomparsa), con riallestimento di Renato Bonajuto e i costumi di Artemio Cabassi. A prestare il volto e la voce alla giovane geisha Cio-Cio-San (Butterfly), sarà proprio la soprano Papatanasiu.
Myrtò, che serata sarà quella di venerdì?
"Uno spettacolo emozionante, con un riallestimento senza ammodernamenti, all’insegna della tradizione e della verità. Il pubblico potrà così godere a pieno di una regia profonda e trasparente, proprio come nel dramma".
Temi attualissimi…
"Sì, i temi sono quelli universali e umani che tutti noi viviamo. Si sottolinea il conflitto fra culture occidentali e orientali, il grande contrasto tra i due mondi. E poi, ovviamente, al centro di tutto c’è la devozione di Butterfly, l’amore e l’illusione di credere in un’utopia. Lei è un simbolo della vulnerabilità femminile in una società patriarcale che tende a sfruttarla. Un’opera estremamente umana".
E la maternità?
"Cio-Cio-San rimane incinta e spera in un futuro buono per il suo bambino. Sogna di essere portata in America con il tenente Pinkerton. Ma alla fine le chiedono di separarsi da suo figlio". Lei è madre?
"Sì, e interpretare questo ruolo, infatti, mi spezza il cuore. Butterfly è una donna che, dovendo lasciare la sua creatura, pensa di non avere più nulla tanto da scegliere di morire. Posso dire una cosa?".
Prego…
"Questa è una delle opere più contemporanee per eccellenza. Ecco perché certi titoli sono ancora rappresentati nei teatri. La gelosia, l’amore, la passione, così come la povertà, la ricchezza e la differenza fra ceti sociali sono temi che l’uomo continua a volere e a dovere scoprire". Non trova che i giovani siano poco attenti all’opera?
"C’è un po’ di ritrosia, una sorta di distanza, è vero. C’è più distanza oggi rispetto al passato". Come lo spiega?
"Beh, forse fa parte della società in cui viviamo, delle trasmissioni televisive di bassissimo livello che ci vengono propinate. E l’arte vera, come la lirica e la prosa, vengono sottovalutate. Non capisco, sa? Probabilmente c’entra anche la politica, ma di questo non voglio parlare. Intanto, noi stiamo facendo assistere diverse scolaresche alle nostre prove. I più piccoli sono entusiasti di venire dietro le quinte, è educativo".
Nicolò Moricci