GIACOMO GIAMPIERI
Cronaca

Un simbolo ferito: "Passetto, che tristezza quella pineta senza pini. Vanno subito ripiantati"

La malinconia per ciò che non c’è più, ma anche la comprensione per l’esigenza di togliere ciò che dopo il vento era diventato pericoloso "Ma a questo punto sarebbe meglio portare via anche i tronconi rimasti".

La malinconia per ciò che non c’è più, ma anche la comprensione per l’esigenza di togliere ciò che dopo il vento era diventato pericoloso "Ma a questo punto sarebbe meglio portare via anche i tronconi rimasti".

La malinconia per ciò che non c’è più, ma anche la comprensione per l’esigenza di togliere ciò che dopo il vento era diventato pericoloso "Ma a questo punto sarebbe meglio portare via anche i tronconi rimasti".

Un pensiero ricorrente, quello degli anconetani. Tanto legati a quel luogo identitario, che "una pineta del Passetto senza pini, non si può proprio guardare". Stavolta l’abbattimento degli alberi non è affatto legato a questa o quella produzione cinematografica, com’era accaduto invece nei mesi scorsi a Portonovo. Piuttosto all’insorgere di una situazione di criticità, imprevista e imprevedibile, che ha portato alla rimozione forzata di una ventina di essenze. Essenze caratteristiche dell’area all’ombra del Monumento, care ai cittadini. Conseguenza (sgradita) del maltempo e delle forti raffiche di vento che, poco prima di Natale e durante le festività, avevano sferzato Ancona, tanto da provocare lo sradicamento di alcune piante o, peggio, da alterare la staticità delle stesse. Che ormai malconce, appare di tutta evidenza, non potevano certo rimanere in piedi in quelle condizioni.

C’è un alone di tristezza e nostalgia, tuttavia, ad accompagnare il risveglio dei dorici ieri mattina. Il sole è alto, l’umore sotto i tacchi. "Sono molto dispiaciuto", l’ammissione. Poi la comprensione: "Ma se i pini erano pericolanti non si poteva fare altrimenti. Io la pineta la ricordo con molti più alberi. E ora che ce ne sono meno, ancora prima degli ultimi abbattimenti, fa un certo effetto", ammette un signore a spasso con la moglie. "L’auspicio è che quelli rimasti riescano a durare per altri anni – dice un altro – ma la loro sopravvivenza è legata alle manutenzioni che dovranno essere fatte". Chiedono, infatti, un programma di sfalci e potature chiaro. "Più attenzione al verde, in generale, perché la città appare un po’ trascurata su quel fronte", spiega una signora. Lei stessa, poi istanti prima, si è seduta in uno dei tronconi rimasti, sicché alcuni degli alberi sono stati mozzati a circa un metro da terra. "E mi sono anche sporcata con la resina", ci scherza su.

Torna serio un altro cittadino: "Vanno rimossi anche quelli. Altrimenti possono rappresentare una fonte di pericolo". Della serie: "Se hanno iniziato questo lavoro di abbattimento, debbono portarlo a compimento il prima possibile". Passaggi propedeutici alla pineta che sarà: "Servono subito le piantumazioni. La speranza è che per la prossima primavera le alberature siano tornate al loro posto", la voce del popolo. C’è anche chi va controcorrente: "Non erano affatto malati e non andavano abbattuti. Stavano qui da trent’anni, è un brutto colpo da digerire", sentenzia una persona che risiede nei paraggi. Ce n’è anche un’altra che critica: "Sto segnalando da mesi nuove piantumazioni, anche per altre zone della città". E c’è infine chi ha fiducia, come una donna: "Il sindaco Daniele Silvetti ha mostrato, sin qui, una certa sensibilità: spero che le piante rimosse possano essere presto rimpiazzate".