
Vincenzo Profili con la sindaca di Fabriano Daniela Ghergo il giorno in cui donò alla città la medaglia d’oro al merito del padre Engles; nel tondo, Daniela Chiorri
Stando alle accuse l’indagato avrebbe aggiunto quantità elevate di nitrito di sodio, un additivo alimentare tossico, incolore e insapore, che si presenta in forma cristallina ma è facilmente solvibile, ai medicinali che ogni giorno faceva prendere alla moglie come terapia. La stessa sostanza l’avrebbe assunta anche lui, ma in quantità minori, per crearsi forse un alibi e sviare le indagini, è la tesi della Procura.
Chiorri è deceduta il 25 maggio del 2023, all’ospedale Engles Profili di Fabriano, dove era arrivata cinque giorni prima dopo un malore avuto in casa. Era da sola con la badante che ha dato l’allarme chiamando i soccorsi perché il marito era finito in ospedale un giorno prima di lei (il 19 maggio 2023), sempre per un malore avuto a casa. Lui è sopravvissuto, rimanendo in ospedale per quasi due mesi, lei no, in ospedale c’è morta.
Una storia intricata, una famiglia molto in vista e una storia importante alle spalle. Il nosocomio di Fabriano dove la coppia fu ricoverata porta il nome del padre di Vincenzo Profili, Engles, dottore anche lui, ma soprattutto un valoroso partigiano conosciuto come il medico dei poveri, spedito due volte al confino e morto trucidato a soli 39 anni, nel 1944, per essere stato uno dei protagonisti della Resistenza antifascista.
Anche per questo i Profili sono una famiglia conosciuta a Fabriano e molto stimata. Lo stesso Vincenzo – ora sotto accusa – lo scorso anno ha donato al Comune di Fabriano la medaglia d’oro al merito civile che era stata conferita alla memoria del padre il 9 novembre del 2005 dal presidente della Repubblica di allora Carlo Azeglio Ciampi.
Le accuse all’anziano medico, che, riferiscono gli avvocati, da due anni ha perso il sonno e non si dà pace per l’indagine che lo ha travolto, sono naturalmente tutte da dimostrare. Stando ai suoi due legali difensori, in casa della coppia (sposata da tanti anni e senza figli), il nitrito di sodio non è stato mai trovato. Nemmeno il vedovo si spiega cosa possa essere successo e respinge le accuse.
Le indagini della Procura (titolare del fascicolo è la pm Irene Bilotta) si sono basate sugli esiti dell’autopsia e sulle testimonianze del fratello della vittima e di un’altra persona, un informatico, che in casa di Profili avrebbe visto, molte settimane prima del doppio malore, una boccetta con scritto nitrito di sodio nascosta in un mobiletto del computer. Il tecnico sarebbe stato due volte a casa di marito e moglie. La prima per un problema ai contatori dell’abitazione e la seconda per un corto circuito che aveva messo fuori uso il computer.
Nel pc, che Profili aveva dovuto far riavviare (poi sequestrato), il tecnico avrebbe trovato ricerche sull’acquisto del nitrito di sodio che in grandi dosi è mortale. Lo stesso Profili avrebbe scritto una lettera al medico di famiglia, parlando della salute della moglie ormai compromessa, dicendogli che aveva trovato una soluzione definitiva per la consorte. Lo scritto e agli atti come anche le foto della boccetta.
La concentrazione trovava nel sangue della vittima sarebbe stata al 95%, un autentico veleno. Dopo il doppio ricovero in ospedale, i carabinieri erano stati a casa della coppia, a Fabriano, per sequestrare cibo e bevande perché in ospedale avevano ravvisato sintomi da avvelenamento. Il materiale era stato fatto analizzare in laboratorio ma non c’era nessuna traccia di sostanze velenose. Il risultato che ha portato la Procura ad aprire un fascicolo per omicidio è stato l’esito dell’autopsia fatta sulla moglie, che sarebbe morta, appunto, per un avvelenamento da nitrito di sodio.