Andrà a processo Fatah Melloul, 28 anni, l’algerino che il 27 agosto scorso ha ucciso con una fiocina il 23enne albanese Klajdi Bitri, a Sirolo, dopo un litigio stradale. Il giudice Alberto Pallucchini ieri ha rinviato a giudizio il 28enne per omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Prima che il giudice si ritirasse in camera di consiglio l’algerino ha voluto rilasciare dichiarazioni spontanee. "lo non sono un talebano che ammazza le persone - ha detto Melloul - non mi sono reso conto, è stato un incidente". Recluso in carcere dal giorno della tragedia (attualmente a Bologna), è stato portato in tribunale dalla polizia penitenziaria. Ad attenderlo c’era il suo avvocato Davide Mengarelli che puntava a far riconoscere l’accusa di omicidio preterintenzionale, il reato di chi provoca la morte senza la volontà di voler uccidere. Il giudice invece ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio del pm Marco Paculli sulla base di una ragionevole prognosi di condanna tenuto conto che le lesioni che hanno condotto al decesso del 23enne sono state causate dall’utilizzo della fiocina a tre punte e che l’unico soggetto ad averla maneggiata è stato Melloul. Per l’algerino il processo si aprirà davanti alla Corte di Assise il prossimo 25 ottobre. Parte civile con l’avvocato Marina Magistrelli il fratello minore, Xhuliano Bitri, che il giorno dell’omicidio era con lui. I due fratelli erano intervenuti per difendere un loro amico con cui erano in auto e tornavano dal mare. II 18 giugno verrà nominato un perito per le trascrizioni delle intercettazioni a carico dell’imputato, come chiesto dal pm, e relative ai colloqui che l’imputato ha tenuto in carcere con la fidanzata che lo andava a trovare. II suo arresto, fatto dai carabinieri, era avvenuto a Falconara dopo molte ore dal delitto perché si era recato come se nulla fosse a pesca con la fidanzata. Stando alla sua versione dei fatti non si sarebbe accorto che durante il litigio, puntandogli la fiocina da sub che teneva in auto, aveva ucciso l’albanese. Dal deposito della perizia medico legale, avvenuta ad aprile, ed effettuata dalla dottoressa Loredana Buscemi, incaricata dalla pubblica accusa per chiarire le cause della morte e anche l’uso della fiocina da parte dell’indagato per ciò che ha riguardato la direzione e la forza impegnata per colpire la vittima morta pochi istanti dopo in via Cilea, il fucile da sub non è stato solo impugnato dall’algerino ma avrebbe scoccato il colpo facendo partire nella direzione della vittima il tridente già carico sull’arma subacquea. Un fucile ad elastico.
Marina Verdenelli