REDAZIONE ANCONA

Tutti pazzi per il paccasasso del Conero

Conserve, distillati e anche prodotti per la cosmesi: "Le Marche sono una regione innovativa, vogliamo portarle oltre i propri confini"

"A mezza costa sta aggrappato uno che raccogli l’erba di San Pietro – mestiere terribile". Così Shakespeare scrive in Re Lear di un mestiere antico, quello di chi si arrampicava sui dirupi delle bianche scogliere di Dover per raccogliere un’erba che era in grado di salvare la vita a molti marinai perché ricca di vitamina C, flavonoidi e carotenoidi fondamentali per evitare lo scorbuto. L’erba di San Pietro cresce in tutto il Mediterraneo e nel nord Europa e altro non è che il Crithmum maritimum o finocchio marino. Una pianta che gli anconetani chiamano Paccasassi perché cresce nelle rocce. Protetta, la sua raccolta è vietata nel Parco del Conero. Slow Food l’ha inserita nell’Arca del Gusto, un’anticamera del Presidio che promuove la tutela delle biodiversità locali.

Dopo studi approfonditi e test dermatologici le preziosissime proprietà antisettiche, rigenerative e antiossidanti di questa pianta hanno portato alla nascita di una linea cosmetica, la Conero Beauty, i cui prodotti sono stati presentati nella serata di ieri nella splendida cornice dell’Hotel Emilia, sopra Portonovo. Artefici dell’idea, due bocconiani, Daniele Aloi e Federico Patrizi che hanno costituito una start-up, l’unica in assoluto, ad utilizzare il paccasasso ad uso cosmetico attraverso una filiera completamente marchigiana. Una linea di prodotti al 100% naturale, piacevole e funzionale, sia per chi ha particolari problemi di pelle che per chi non li ha. "I nostri obiettivi – ha detto Aloi – sono rispondere alla costante richiesta di un prodotto di questo tipo, affrancare la cosmesi naturale dal pensiero che non sia efficace, portare le Marche oltre il loro territorio e il Conero ad essere non solo simbolo di una regione turistica ma anche altamente produttiva e innovativa".

Il paccasasso è anche un prelibato elemento della nostra cucina che vede le sue foglie carnose e gustose abbinate ai primi, al pesce, alla carne. Oggi, un’azienda del nostro territorio, la Rinci di Castelfidardo, lo coltiva e lo commercializza in tutto il mondo. Nata nel 2015, grazie all’iniziativa di Francesco Velieri, Luca Galeazzi e Alessandro Babbini, tre giovanissimi imprenditori, coltiva i paccasassi a Camerano, nel cuore del Parco del Conero, per poi realizzare salse e conserve. E un’altro giovane, Giacomo Giacchetti del ristorante il Molo di Portonovo ha avviato nella primavera di quest’anno la produzione del Gin ai paccasassi raggiungendo nel giro di pochi mesi un incredibile successo. "L’idea è nata per valorizzare una pianta del Conero sempre più apprezzata con una ricetta inventata da me – ha affermato – In un distillato di cereali, ginepro rosso del Conero, ginepro blu dei Sibillini, vengono messi in infusione i paccasassi, in misura del 90%, coltivati dall’azienda agricola Accatoli del Coppo, più altre spezie e erbe spontanee". Per consentire la commercializzazione, Giacchetti si è affidato alla distilleria Major di Cagli e oggi il gin di Giacomo è venduto in tutta Italia.

E poi come non pensare a Ferruccio Maier, il dottore milanese che innamoratosi della nostra terra ha lasciato tutto per trasferirsi qui e coltivare erbe e suoi famosi paccasassi del Conero. E’ proprio vero il detto: "Non si può fare di tutte le erbe un fascio", e il paccasasso ne è la riprova.

Claudio Desideri