Ancona, 13 giugno 2023 – Va in sala operatoria per l’asportazione di un tumore e i medici le permettono di tenere accanto a lei il figlio di due mesi. E’ quanto successo questa mattina a una giovane madre marchigiana che aveva ricevuto la diagnosi della malattia durante la gravidanza.
La donna, 30 anni, si è sottoposta a un intervento chirurgico di asportazione da sveglia di un glioma in sede frontale, nell'area che controlla la parola e il movimento del lato destro del corpo, all'ospedale regionale di Torrette di Ancona.
Per tutta la fase pre-operatoria il bambino è stato con la madre, poi ha atteso con il papà il termine dell'operazione in reparto dove la mamma lo ha allattato non appena ritornata dal delicato intervento che è perfettamente riuscito.
In ospedale, inoltre, è stata allestita una camera con una culla a fianco al letto della mamma, con tanto di panda-peluche, per far sentire la donna e il bambino come a casa.
"Il bambino – ha detto il neurochirurgo Trignani – rappresenta per la sua mamma un vero e proprio personal trainer che la prepara alla procedura e che le permetterà di superare rapidamente le conseguenze dell'intervento e la tensione che si accompagna normalmente ad esso”.
L’operazione è stata condotta da un'equipe multidisciplinare dell'Azienda ospedaliero universitaria delle Marche guidata da Roberto Trignani, responsabile del reparto di Neurochirurgia generale con particolare interesse pediatrico, della quale hanno fatto parte i neurochirurghi Stefano Vecchioni e Michele Luzi, il neuroanestesista Edoardo Barboni e la neuropsicologa Silvia Bonifazi, tutti noti per l'utilizzo delle procedure neurochirurgiche 'in awake'.
“Queste procedure chirurgiche hanno la caratteristica di consentire un’alleanza strategica tra uomo e tecnica – ha spiegato il dottor Trignani – anzi è l'uomo che guida la tecnica a esprimere il suo potenziale curativo. L’energia dell'uomo è potenzialmente infinita e anche in un momento di difficoltà come la malattia non riuscirà mai a farsi sopraffare e dominare dalla tecnologia”.
La tecnica utilizzata ha consentito di ottimizzare la preservazione delle aree funzionali cerebrali e di evitare il carico di farmaci anestesiologici di un’eventuale anestesia generale che avrebbe impedito alla donna di proseguire con l'allattamento del neonato.