ALBERTO BIGNAMI
Cronaca

Ancona, tratta di badanti clandestine. C’erano anche finti matrimoni

"Marina" reclutava le ragazze e prendeva soldi per farle sposare

Badanti

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Ancona, 22 gennaio 2020 - "Ti piace mia nipote? E’ giovane e le piace l’Italia. Sai che è qui e cerca anche un marito italiano? Vuoi sposarla tu?" dopodiché, con la scusa di "potete prendere un caffè insieme, magari vi piacete e nasce l’amore". Ecco che la signora georgiana 50enne, che si faceva chiamare col nome di ‘Marina’, si trasformava pure in una sorta di ‘agenzia matrimoniale’ per giovani e avvenenti ragazze connazionali, di età tra i 20 e i 30 anni, da proporre a scapoli senigalliesi e della Vallesina dai 50 anni in su e preferibilmente pensionati. E’ un giro ancora più grande quello scoperto dai poliziotti del Commissariato senigalliese, in collaborazione con i colleghi della Squadra Mobile di Ancona, che giovedì scorso hanno arrestato una donna georgiana residente a Ostra Vetere, con l’accusa di sfruttamento dell’immigrazione.

L’arresto è avvenuto dopo due anni di indagini a seguito delle quali è emerso come la signora avesse messo in piedi un vero e proprio giro di badanti e donne delle pulizie dalle quali, una volta trovato per loro un posto di lavoro ovviamente con retribuzioni in nero, riceveva in cambio grosse somme di denaro. ‘Maria’, dunque, dalla sua postazione dislocata tra un bar nei pressi di piazza Carducci ed un negozio etnico poco distante, entrambi comunque estranei ai fatti, faceva da manager alle giovani connazionali che giungevano a Senigallia con un visto turistico della durata di 3 mesi.

Trovato il posto di lavoro, chiedeva successivamente la somma dell’intera prima mensilità che andava, a seconda dei casi, dai 700 ai 900 euro. Il giro d’affari le consentiva di ‘smistare dalle 10 alle 15 ragazze a settimana. Come secondo ‘lavoro’, essendo tutte ragazze prive dei documenti per rimanere in Italia regolarmente, faceva poi anche da ‘agenzia immobiliare’ trovando loro appartamenti in zona, da Senigallia a Marotta, sempre in cambio di denaro. Ecco, infine, il terzo ‘lavoro’ consistente in una sorta di ‘agenzia matrimoniale’.

Marina, sposata con un anziano ovviamente italiano, organizzava gli appuntamenti spacciando le ragazze provenienti dall’ ex Urss per una sua nipote o una sua cugina dopodiché, se il matrimonio andava in porto, la 50enne chiedeva i soldi alla ragazza mentre, nei casi più ‘difficili’, era la stessa ragazza che poi cercava di convincere il ‘futuro sposo’ offrendogli addirittura somme fino a 5mila euro e quindi, una cifra altrettanto alta, sarebbe andata anche nelle tasche di ‘Marina’. Cosa ci guadagnava la giovane ragazza? Il fatto di poter finalmente rimanere regolarmente in Italia e di continuare a lavorare in nero oppure, di farsi mantenere dal neo marito, spesso anche pensionato, oppure optare per il divorzio e iniziare una seconda vita con documenti regolari.

Le indagini degli inquirenti proseguono dunque pure su questo campo e, data la giovanissima età delle ragazze, si vuole far luce pure sul fatto se esistesse o meno un giro di prostituzione parallelo. La donna arrestata dalla polizia era dunque un vero e proprio ‘centro di smistamento’ alla quale ci si poteva rivolgere tutti i pomeriggi e la cui figura era orma i nota a coloro che cercavano una donna delle pulizie alla quale non pagare i contributi in modo tale da risparmiare, oppure una badante e, infine, una bella moglie con la quale trascorrere gli anni restanti della propria vita.