SILVIA SANTINI
SILVIA SANTINI
Cronaca

Telecamera per spiare le colleghe. Sequestrate 134 foto di intimo

Denunciato un operaio di una ditta di Camerano: una dipendente si è accorta della strumentazione nascosta sotto un lavandino in bagno e l’ha segnalata al titolare che ha poi interessato i carabinieri.

Per spiare alcune donne nei momenti intimi aveva messo in atto uno stratagemma che aveva dell’ingegnoso. Aveva installato, nel bagno riservato al personale femminile, una mini fotocamera, occultata sotto il lavandino e rivolta in direzione del water. Un sistema che forse aveva appreso da qualche telefilm o che aveva cercato online, un metodo infallibile secondo quell’uomo. Scenario delle riprese il bagno della ditta in cui lavora. In pratica fotografava le sue colleghe, donne di diverse età che conosceva bene. Con quel metodo era riuscito a fotografare 134 fotografie ritraenti le gambe e gli indumenti intimi delle colleghe di lavoro. L’uomo, 41enne residente nella provincia di Ancona, senza precedenti penali, lavora in uno stabilimento produttivo di Camerano. Quelle foto erano scattate tutte nell’ottobre scorso. Pensava di farla franca ma la fotocamera è stata casualmente notata da una dipendente e segnalata al titolare dell’impresa, che si è subito rivolto ai Carabinieri di Camerano denunciando l’accaduto. Nei suoi confronti è scattata la denuncia in stato di libertà. L’accusa è di illecite interferenze nella vita privata. Il device nascosto è stato sequestrato.

Il contenuto della memoria della fotocamera è stato poi analizzato da un analista forense, consulente della Procura della Repubblica al tribunale di Ancona, che ha estrapolato le immagini incriminate ricostruendone la datazione. Gli accertamenti svolti hanno quindi consentito di individuare l’autore dell’attività di spionaggio e denunciarlo all’Autorità giudiziaria. In choc l’intera azienda, le donne fotografate ignare di tutto, il personale e il titolare che ha dovuto denunciare quanto accaduto. Una situazione difficile da elaborare. La ratio della norma che sta dietro il reato è tutelare la riservatezza personale in relazione all’utilizzo di strumentazione tecnologica, sempre più diffusa ed invasiva, in luoghi di "privata dimora", cioè, secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, ogni luogo dove vengono vissute, anche solo temporaneamente, esperienze intime e private. Il bagno ne è, probabilmente, l’esempio massimo. Diversi sono i casi simili registrati in Italia ai danni di familiari e di colleghi, con i blitz delle forze dell’ordine scattati nell’indignazione generale di chi, pur essendo a contatto con quella persona, magari non nutrivano nemmeno il minimo sospetto.