MARINA VERDENELLI
Cronaca

Taser elettrico e botte ai maiali. In due sono finiti sotto processo

Per un mese un dipendente appena assunto aveva filmato con una telecamera nascosta le crudeltà a cui maiali e scrofe...

Per un mese un dipendente appena assunto aveva filmato con una telecamera nascosta le crudeltà a cui maiali e scrofe di una società agricola, a Senigallia, con un allevamento di 5mila esemplari, erano sottoposti. Gli animali malati e non in grado di camminare sarebbero stati presi a calci e colpiti più volte con un taser elettrico. Anche le tecniche di castrazione sarebbero state violente. Una scrofa malata sarebbe stata uccisa a suon di martellate in testa, quelle incinta colpite con bastoni. A portare a galla l’orrore è stata la denuncia fatta dall’associazione Essere Animale (parte civile con l’avvocato Frittelli), che ha portato le immagini choc all’attenzione degli investigatori. Era il 2018 e nell’allevamento sono poi arrivati i carabinieri forestali insieme al nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare. Erano stati sequestrati un pungolo elettrico e delle attrezzature per la castrazione dei suinetti oltre a una mazza di ferro con cui sarebbero stati colpiti i maiali malati. In due sono finiti a processo al tribunale di Ancona, davanti alla giudice Antonella Passalacqua, per maltrattamento e uccisione di animali. Sono un senigalliese di 69 anni, rappresentante legale della società agricola (difeso dall’avvocato Stefano Mengucci) che non avrebbe impedito le atrocità, e un 62enne di Trecastelli (difeso dall’avvocato Mosè Tinti), capo operaio che impartiva gli ordini. Un terzo imputato, considerato l’autore materiale della morte di una scrofa, è uscito dal processo facendo la messa alla prova. Ieri in tribunale, dove si è costituita parte civile anche l’Oipa con l’avvocato Bossio, è stato sentito l’ex dipendente che ha fatto i video a febbraio 2018. L’ex operaio ha spiegato di aver agito per conto proprio "non ero infiltrato di nessuna associazione e la telecamera era la mia" e di non aver detto nulla al datore di lavoro "per paura di non essere creduto senza le prove". Poi ha parlato di 100 castrazioni fuori termine e tubi di ferro e tavole di legno per muovere i maiali malati. Sentito un veterinario per la parte civile che ha detto "ci voglio 5 minuti per morire dopo quelle martellate". Prossima udienza il 21 luglio.

Marina Verdenelli