Supercar vendute a prezzi stracciati ma che al momento del ritiro non esistevano. Eppure gli assegni dei clienti venivano clonati e incassati. E’ arrivata la condanna per il resto della banda (due avevano già definito le loro posizioni a febbraio del 2021 con riti alternativi) scoperta a marzo del 2018 nell’ambito dell’operazione dei carabinieri di Brecce Bianche, denominata "Operazione Fotocopia". Il collegio penale, presieduto dalla giudice Francesca Grassi, ha condannato 5 dei 7 imputati rimasti a processo a 20 anni complessivi di carcere. Le pene, per i reati rimasti a vario titolo e relativi alla truffa, sequestro di persona, tentata estorsione e tentata rapina, sono andate da 8 anni e 4 mesi a un anno e tre mesi. Dietro il raggiro, messo in atto attraverso degli annunci su un noto sito di acquisti online, c’era una banda di donne e uomini, quasi tutti di Pordenone, per lo più di origine romena. In due sono stati assolti per non aver commesso il fatto. L’operazione dei militari, guidati dal comandante Giuseppe Caiazzo, era partita con la denuncia di una studentessa di 28 anni che era stata sequestrata. Era una delle giovani intermediarie che la banda avrebbe utilizzato per riscuotere gli assegni che ignari acquirenti spedivano in foto, tramite Whatsapp, a garanzia dell’acquisto interessato e dopo aver letto gli annunci di vendita di auto quali Bmw, Porsche e Ferrari, offerte a prezzi bassi. Gli assegni mandati in foto, con grande abilità, venivano stampati e clonati e quindi riscossi prima che i clienti si accorgessero che le vetture non esistevano.
CronacaSupercar a prezzi scontati. Ma erano solo "fantasmi"