REDAZIONE ANCONA

Sulla striscia di Gaza c’è bisogno di pace

Dal massacro compiuto da Hamas all’offensiva lanciata dallo Stato ebraico, il calvario della popolazione sotto le bombe .

Sulla striscia di Gaza c’è bisogno di pace

Il 7 ottobre Hamas, una organizzazione politica palestinese fondamentalista, ha attaccato Israele, compiendo quello che è stato definito il più grande massacro antisemita del nostro secolo. Di conseguenza Israele, con il sostegno di altri Stati, ha risposto con una serie di bombardamenti diretti sulla striscia di Gaza. Ad oggi si contano più di 27mila morti e oltre 67mila feriti, per non parlare delle abitazioni e degli ospedali danneggiati oppure distrutti. A seguito di questi attacchi senza freno, a gennaio del 2024, il Sudafrica ha denunciato Israele, accusandolo di genocidio nei confronti della popolazione palestinese e trascinandolo, per la prima volta, davanti alla Corte Suprema dell’Aja, conosciuta come Corte Penale Internazionale. Essa è il principale organo di giustizia delle Nazioni Unite e ha sede nei Paesi Bassi. Fondata il primo luglio del 2002, ha il compito di giudicare i cosiddetti nazionali, ossia i crimini di genocidio, di guerra e contro l’umanità. Contro quest’accusa Israele si è difeso ribadendo che i suoi attacchi sono finalizzati a difendersi e a sopravvivere, come sottolineano le parole opinabili del primo ministro della difesa israeliano Yoav Gallant: "Stiamo combattendo contro animali umani e agiamo di conseguenza". Come è condannabile l’attacco di Hamas, lo sono altrettanto quelli di Israele che si stanno perpetuando da mesi, rischiando in poco tempo di compiere lo sterminio di un popolo. A differenza di Hamas, che non rappresenta l’intero Stato palestinese, ma è un’organizzazione infiltrata nel territorio con cellule terroristiche, gli attacchi israeliani sono decisi e organizzati dal governo, che rappresenta l’intera nazione. Israele dovrebbe essere il primo Paese a cercare un accordo di pace, per impedire che i tragici errori della storia subiti dalla sua popolazione si ripetano con un genocidio di massa, di persone innocenti, che ancora prima dell’inizio di questi attacchi si trovavano in condizioni di vita pessime e che stanno vivendo situazioni di vita atroci, difficili anche solo da immaginare. Inoltre, penso che il popolo palestinese sia indirettamente vittima del terrorismo islamico, nel quale Hamas ha un ruolo determinante, che rende la Palestina più oppressa di quello che già è. Per concludere, dato che Israele si rifiuta di porre fine a questo massacro, gli Stati che seguono il conflitto, invece di sostenerlo fornendogli le armi, dovrebbero fermarlo, perché vincere non significa infatti avere il potere e la supremazia, ma la pace e il benessere.

Mia Abeti, 3A