Suicida in cella a 23 anni. La madre aveva avvertito: "È malato, si ammazzerà"

Un ragazzo di 23 anni si è suicidato in una cella di isolamento del carcere di Ancona. La tragedia riapre interrogativi sulla mancata applicazione di misure alternative alla detenzione e sulla situazione degli agenti di polizia penitenziaria

Suicida in cella a 23 anni. La madre aveva avvertito: "È malato, si ammazzerà"

Suicida in cella a 23 anni. La madre aveva avvertito: "È malato, si ammazzerà"

Si è impiccato a 23 anni, nel bagno di una cella di isolamento. Doveva scontare un piccolo residuo di pena e tra otto mesi sarebbe stato libero. È accaduto venerdì pomeriggio nel carcere anconetano di Monteacuto. Una tragedia, l’ennesima, che riapre inquietanti interrogativi. "Quello che è successo a Matteo è di una gravita’ assoluta", scrive sul suo profilo social Ilaria Cucchi, che proprio venerdì aveva ricevuto una lettera dalla mamma del ragazzo. La parlamentare del Pd ha aggiunto che quando la donna le aveva scritto, il figlio "era ancora vivo, ma minacciava di suicidarsi" e si è tolto la vita poche ore dopo. "Era afflitto da problemi psichiatrici – rivela Cucchi –. Come tanti altri detenuti, se la passava male, la struttura in cui era rinchiuso lo soffocava. Era in isolamento, ci era finito per un procedimento disciplinare. Lo Stato, nel momento in cui era chiamato a fare sentire tutta la sua presenza e la sua cura, l’ha abbandonato. Isolandolo".

La mamma di Matteo e la parlamentare del Pd si sono sentite al telefono: "Farò il possibile affinché vengano accertate le responsabilità della sua morte. Non basta, non basterà mai Perché quello che è successo a Matteo, è anche una nostra responsabilità. Perché quello Stato, lo Stato che ha isolato Matteo nel momento del bisogno, quello che non lo ha assistito e ha calpestato i suoi diritti, siamo tutti noi".

Sulla vicenda interviene anche il Garante dei detenuti delle Marche. "Quando un ragazzo si toglie la vita avendo un residuo di pena di soli 8 mesi – scrive Giancarlo Giulianelli – la prima cosa che viene da chiedersi, come avvocato e come Garante, è perché stesse in carcere. Non conosciamo la sua situazione giuridica, i suoi precedenti, le condanne riportate e se sussistevano motivi ostativi all’applicazione della misura alternativa alla detenzione. Questa mancata conoscenza, però non può non consentirci di entrare in un argomento molto importante". Giulianelli sostiene che "una delle ragioni principali del sovraffollamento carcerario in Italia è dovuta alla mancata applicazione delle misure alternative nonché a un ricorso eccessivo a quelle cautelari e detentive".

Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, sottolinea che "a nulla sono valsi i soccorsi degli agenti e dei sanitari intervenuti" per salvare Matteo. Poi ricorda la situzione degli apparteneti alla polizia penitenziaria, "che continuano a scontare le pene dell’inferno per l’unica colpa di essere al servizio dello Stato e che nel solo 2023 hanno subito oltre 1.700 aggressioni". De Fazio sollecita "un decreto carceri che affronti l’emergenza deflazionando la densità detentiva e rimpinguando con procedure accelerate gli organici, mancanti di oltre 18mila unita".

Marco Principini