Dal Salento con furore: a Cupramontana stasera (ore 23.30) arrivano i Sud Sound System, band che dalla fine degli anni ‘80 ha gettato un ponte tra Puglia e Giamaica, al ritmo di raggamuffin, dancehall reggae, pizzica e taranta. Il gruppo è il pezzo forte dell’edizione numero 86 della ‘Sagra dell’uva’, grande festa popolare che ad ogni fine estate anima la piccola capitale del Verdicchio. Nando Popu (voce, armonica) e compagni sono pronti ad accendere la notte nel cuore della Vallesina con i i loro ritmi irresistibili. Musica da ballare, ma anche da ascoltare (testi compresi, nonostante il dialetto).
Nando Popu (Fernando Blasi, ndr), questo è l’ultimo concerto del tour, il 38esimo, non è che siete stanchi?
"No, la nostra è una fatica gaudente. Fa parte della nostra vita di musicisti. Incontrare sempre nuova gente, in posti sempre diversi... E’ quello che ci piace. In pensione tanto non ci andremmo mai. Finché c’è questo entusiasmo andiamo avanti".
Siete riusciti a far scatenare anche il pubblico di Berlino e Ginevra.
"Beh, ci piace vincere facile. Lì ci sono molti italiani. Comunque è stata una bella soddisfazione. Come suonare a Londra davanti a 4mila persone. Sì, era un festival dedicato alla cucina siciliana, ma c’erano tanti inglesi, abituati alla dieta londinese... Tutti curiosi di ascoltare la nostra musica. Perché è la musica, linguaggio universale, che domina sulla parola. Se reciti una poesia in italiano uno straniero non ti capisce. Ma capisce i sentimenti che ti restituisce la musica, con gli accordi, la melodia, il ritmo".
Musica che per voi è anche ‘terapeutica’, vero?
"Il nostro concerto è un rituale catartico. Si viene per ballare, ma anche per ‘curarsi’. Della taranta si sono occupati anche professori della Sorbona. Il ragno non c’entra niente. E’ la metafora del vero veleno: quello di una società che ha costretto le donne a subire cose inenarrabili. Loro non potevano parlare, né andare dallo psicoterapeuta. Ma c’era la musica a lenire i mali. Se la musica non fosse una ‘medicina’ non servirebbe a niente".
Voi siete stati dei precursori di certa musica ‘crossover’. Ai giovani musicisti di oggi resta la trap e poco altro.
"Poveri ragazzi... Alcuni ci portano le loro canzoni, che suonano false. Ma non è colpa loro. Una volta c’era il mercato. Se la tua musica piaceva vendevi dischi e cd. Oggi viviamo nell’epoca dei like, di Spotify, delle visualizzazioni sul web. E’ tutto numerato. Il principio è: purché se ne parli, nel bene e nel male. Adesso si parla della copertina del disco di Elodie, in cui appare nuda. E’ una gara a chi la spara più grossa".
Colpa di chi?
"Dei discografici, che fanno il loro gioco. Fino ai primi anni 2000 i nostri discografici capivano di musica più di noi, eppure non ci hanno mai imposto niente. C’era rispetto, anche se eravamo solo dei ragazzi del sud. Adesso i ragazzi sono aizzati a scrivere testi in cui si dicono fieri di essere dei narcos, e in cui danno della ‘bitch’ alle ragazze".