MARINA VERDENELLI
Cronaca

Strage di Corinaldo, il processo: "Facevamo controlli a campione. Non misuravamo le rampe"

Il vigile del fuoco Rodolfo Milani, imputato, faceva parte della commissione di vigilanza che aveva rilasciato la licenza alla Magic srl, la società che gestiva la Lanterna Azzurra.

Strage di Corinaldo, il processo: "Facevamo controlli a campione. Non misuravamo le rampe"

Strage di Corinaldo, il processo: "Facevamo controlli a campione. Non misuravamo le rampe"

Controlli a campione su tutto ciò che non riguardava prevalentemente la normativa antincendio perché lo prevede la semplificazione amministrativa introdotta dai governi. Non spetta ai pompieri misurare tutte le altezze delle uscite di sicurezza, rampe e balaustre annesse, ma piuttosto spetta loro il funzionamento degli impianti di sicurezza come il gruppo elettrogeno e la centrale termica. E’ quanto ha riferito ieri, in sintesi, il vigile del fuoco Rodolfo Milani, l’unico degli imputati al processo bis della Lanterna Azzurra di Corinaldo (quello sulla sicurezza del locale e il rilascio dei permessi per fare pubblico spettacolo) che ha acconsentito di sottoposi all’esame in aula. Milani, arrivato in tribunale in divisa, faceva parte della commissione di vigilanza che ad ottobre del 2017 aveva rilasciato la licenza di pubblico spettacolo alla Magic Srl, la società che gestiva la discoteca.

Era in commissione in rappresentanza del comando dei vigili dl fuoco. Per la Procura la commissione, composta anche da altri cinque membri e presieduta dall’ex sindaco di Corinaldo Matteo Principi (anche questi sono tutti a processo), avrebbe attestato falsamente, con il verbale del 12 ottobre del 2017, la sussistenza delle condizioni previste per legge per il rilascio della licenza alla Magic. Una accusa sempre respinta da Milani. In merito al sopralluogo del locale fatto in quel periodo, il pm Velentina Bavai ha chiesto al vigile del fuoco se aveva preso in considerazione l’altezza e la larghezza dell’uscita S3, quella dove poi è avvenuta la tragedia (i sei morti schiacciati dalla calca). "Noi facciamo verifiche a campione – ha risposto Milani – perché ci sono controlli e collaudi già eseguiti. Si demanda ai privati la corretta applicazione, in maniera residua poi alla pubblica amministrazione. Lo prevede la semplificazione amministrativa introdotta dai governi. Non è un collaudo di tutta l’opera il nostro". A vista l’uscita S3 sembrava essere a posto per il pompiere, non ha fatto misurazioni ma ha controllato che funzionassero le aperture dei maniglioni antipanico. "Su quelli siamo molto attenti – ha detto Milani – perché l’apertura della porta è necessaria e se non si apre sono problemi". Anche le balaustre, ad occhio, al pompiere sono sembrate a posto. "In parte c’era della vegetazione – ha osservato – ma si vedevano, non c’erano ruggine o segni di ammaloramento. Per la normativa antincendio le balaustre devono resistere al rapido deflusso. Il percorso di allontanamento, in relazione al deflusso previsto per quella uscita, massimo 120 persone, non aveva criticità. Un deflusso normale non le avrebbe nemmeno toccate le balaustre. Dalle indagine però risulta che ne sono passate almeno 528 di persone. Sarebbe dovuta servire una rampa larga almeno 9 metri per non farle toccare". Prossima udienza il 1 dicembre poi inizierà la discussione dei pm il 15 e il 18 dicembre.