di Marina Verdenelli
Spese facili in Regione, in 16 escono dal processo che è in corso al tribunale di Ancona davanti al collegio penale presieduto dalla giudice Edi Ragaglia. Per 14 è sopraggiunta la prescrizione mentre per due, oltre alla prescrizione, è stato evidenziato che per alcuni reati hanno già avuto una condanna e quindi non possono essere sottoposti ad un nuovo processo. La sentenza per i 16 è arrivata ieri, prima di proseguire con il procedimento che riguarda le spese di libri, pranzi, occhiali, donazioni di beneficenza e spostamenti che sarebbero stati pagati da ex consiglieri regionali e addetti ai gruppi consiliari con i soldi pubblici. Il non doversi procedere "per intervenuta prescrizione", accettata dagli imputati (era possibile anche opporsi alla prescrizione e rimanere nel processo), ha riguardato Giuliano Brandoni, Antonio D’Isidoro, Roberto Giannotti, Leonardo Lippi, Katia Mammoli, Luigi Minardi, Fabio Pistarelli, Cesare Procaccini, Franca Romagnoli, Vittoriano Solazzi, Franco Sordoni, Oriano Tiberi, Luigi Viventi e Roberto Zaffini. Per Ottavio Brini e Franco Capponi il non doversi procedere per intervenuta prescrizione riguarda tutte le contestazione ad eccezione delle spese per omaggi e doni natalizi "limitatamente alle quali – ha deciso il collegio penale – va invece dichiarato il non doversi procedere per il ne bis in idem, perché già condannati con sentenza irrevocabile della Corte di Appello di Ancona del 23 maggio 2022". Le accuse per tutti è di peculato.
Sulla vicenda giudiziaria continuano i colpi di scena con un tira e molla tra accusa e difesa fatto di pareri di non colpevolezza e di ricorsi arrivati fino alla Corte di Cassazione. Il processo, che vedeva 55 imputati iniziali, ora riguarda 39 persone ed è tornato in tribunale dopo il non luogo a procedere del 2016, deciso dal gup Francesca Zagoreo, ma annullato a gennaio 2018 dalla Corte di Cassazione a cui era ricorsa la Procura. Dopo il parere della suprema corte gli atti erano tornati all’udienza preliminare per 60 persone. In quattro avevano scelto l’abbreviato, Adriana Mollaroli, Stefania Benatti, Giovanni Zinni e Lido Rocchi, trovando a settembre scorso l’assoluzione in Appello. Gli stessi a novembre del 2019 erano stati condannati in primo grado. Anche Francesco Acquaroli, oggi presidente della Regione ma all’epoca incriminato come consigliere, aveva optato per l’abbreviato e venne assolto.
Le indagini della procura dorica erano per le presunte irregolarità commesse tra il 2008 e il 2012 (si sono prescritti i fatti fino al 2010) da parte di 61 consiglieri e 5 addetti ai gruppi. Ad impugnare il non luogo a procedere della Zagoreo erano stati l’allora procuratrice capo di Ancona Elisabetta Melotti e il pm Ruggiero Dicuonzo, che deteneva il fascicolo. Una strada a parte l’avevano presa chi, sin dall’inizio, dall’udienza preliminare del 2016 della Zagoreo, aveva deciso di procedere con l’abbreviato: Giacomo Bugaro (ex Pdl), l’ex presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca, Oscar Roberto Ricci (Pd) e Francesco Comi (ex segretario Pd). Per loro si è arrivati alla sentenza della Corte di Appello di Perugia, è di ottobre 2021, anche qui dopo un tira e molla giudiziario. Assolti Ricci e Comi, condannati Bugaro (1 anno e 6 mesi) e Spacca (1 anno e 8 mesi) ma per entrambi la Cassazione ha messo di nuovo tutto in discussione.