Ancona, 13 luglio 2023 – Cinque anni senza il figlio perché la compagna lo ha portato in Romania senza più fare rientro in Italia. La lontananza del padre dal bambino, che oggi ha otto anni, è iniziata alla vigilia di Natale del 2018. Diego, uno jesino di 53 anni di cui omettiamo il cognome per tutelare il figlio minore, era tornato dopo un turno di lavoro a casa, a Jesi, non trovando più la sua compagna, romena, di 34 anni, e nemmeno il loro figlio che all’epoca aveva 3 anni. "C’era un biglietto sul tavolo – racconta Diego – con scritto ‘vado a casa da mio padre che non sta bene’. Una scusa, in realtà era tutto organizzato infatti non è più tornata e si è portata via mio figlio senza la mia autorizzazione. Adesso? Lo vedo pochissimo, solo se vado in Romania e solo quando sta bene alla madre. Voglio giustizia".
L’uomo quel giorno, era già sera, ha fatto denuncia ai carabinieri e dopo gli accertamenti e gli interessamenti anche delle autorità estere la donna è finita a processo al tribunale di Ancona per sottrazione e intrattenimento di minore all’estero. Ieri il procedimento si è aperto davanti alla giudice Alessandra Alessandroni che ha ammesso le costituzioni di parte civile del genitore jesino, rappresentato dall’avvocato Rino Bartera, e dall'Associazione Penelope Marche Odv, che segue anche questi casi oltre a quelli di persone scomparse, con l’avvocato Federica Guarrella. Per iniziare a sentire i primi testimoni è stata fissata udienza per il 31 gennaio del 2024. Verranno sentiti quelli del pm Rosario Lioniello e della parte civile. L’imputata è difesa dall’avvocato Mauro Paolinelli, Stando alla donna non ci sarebbe stata nessuna sottrazione perché avrebbe avvisato il suo compagno che tornava in Romania per accudire il padre malato tanto che aveva anche una certificazione medica. Tutto falso per il papà del bambino.
“Ha aspettato che io lavorassi quella sera - dice l’uomo - sono un tecnico e ho turni di reperibilità. Da casa ha portato via tutte le sue cose e quelle di nostro figlio, tutte quelle di valore. Non c’era già la volontà di tornare". La copia si era conosciuta nel 2013 perché la donna era la badante della nonna del 53enne. Tra loro è nata una storia d’amore che nel 2015 ha portato alla nascita del loro figlio. Sette anni sono stati insieme. Dopo la denuncia ai carabinieri lei è comunque riuscita ad arrivare in Romania dove è stata fermata in aeroporto dalle autorità romene. Li avrebbe detto che era arrivata per accudire il padre per un periodo temporaneo ed è stata fatta sbarcare. Poi si è innescata una battaglia legale per riavere il bambino in Italia. "Già dopo pochi mesi che lo sentivo al telefono - dice il padre - mio figlio non parlava più nemmeno italiano, ma romeno". Stando alla difesa della donna ci sarebbe però una ordinanza definitiva, dopo un ricorso in Cassazione fatto dalla parte offesa, che affida il minore alla madre. Per il padre le cose non starebbero così. Sarebbe stato disposto il rientro del bambino ma dovrebbero farlo coattivamente e questo creerebbe un trauma al piccolo.