RAIMONDO MONTESI
Cronaca

"Sior Todero di Goldoni? E’ Trump"

Intervista a Franco Branciaroli da stasera sul palco del Teatro delle Muse con il capolavoro del commediografo

Lo spettacolo «Sior Todero Brontolon» di Carlo Goldoni. va in scena ad Ancona

Lo spettacolo «Sior Todero Brontolon» di Carlo Goldoni. va in scena ad Ancona

"Avaro, imperioso, irritante con la servitù, opprimente con il figlio e la nipote, diffidente e permaloso verso il mondo". Così la trama del "Sior Todero Brontolon" di Carlo Goldoni ‘vuole’ il protagonista. Lo si legge nella presentazione dello spettacolo in scena da oggi (ore 20.45) a domenica al Teatro delle Muse di Ancona. Ma è davvero così ‘indifendibile’ il personaggio? Il protagonista, Franco Branciaroli, non sembra essere d’accordo: "Il Sior Todero non è sgradevole per niente. E’ un personaggio simpaticissimo".

Ma pieno di difetti... "Le persone simpatiche sono quelle piene di difetti". Ma è una ‘sfida’ particolare per un attore interpretarlo? "E’ una caratterizzazione. E farlo, soprattutto per un attore apparentemente non caratterista, è un magnifico divertimento. Caratterizzazione vuol dire avere una voce artificiale, che non è la tua, un atteggiamento che non è il tuo... Questo è quello che io faccio nel ‘Sior Todero Brontolon’, un capolavoro di drammaturgia. Era il tormentone di noi bambini quando ci portavano a teatro, con Cesco Baseggio a interpretarlo. Era l’incubo della nostra giovinezza. Ma visto alla luce dell’età adulta è un vero capolavoro".

Perché? "Non per la storia in sé, che è una farsa normalissima. Ma la grande capacità dell’artista non è quella di ‘inventare l’originalità’. Il grande artista tratta il comune facendolo diventare eccezionale. L’arte consiste in questo: rendere trasfigurativamente fantastica una cosa comune. Se no, non si spiega perché andiamo a vedere per la centesima volta la ‘Norma’. Perché per il teatro non deve valere la stessa regola? Perché ancora Goldoni? Perché è un grande. Oggi, ieri e domani. E’ il più grande drammaturgo italiano, più di Pirandello. Teatralmente parlando. Poi Pirandello è più complesso, è l’autore di una drammaturgia in crisi. Con i ‘Sei personaggi’, la sua opera più importante, annulla l’autenticità della rappresentazione. E’ come se dicesse: il teatro non si può più fare. Ma artisticamente è più grande Goldoni".

Ma Sior Todero è un vero ‘rustego’? "Sì, se intende uno coriaceo. Lui è un capofamiglia classico, e in quanto tale la famiglia la deve mantenere. La famiglia deve avere le sue regole, che nell’era moderna vengono disattese, e infatti le famiglie si sfasciano. Il capofamiglia deve essere un patriarca, se no non c’è una famiglia, ma un insieme di persone che cercano di avere rapporti che sono tutti imbarazzanti. Tipo il rapporto di amicizia tra padre e figlio, che non ha senso. I figli di Todero devono fare quello che dice lui, anche perché lui li deve mantenere. Lui fa il suo dovere".

A Goldoni non piace molto il suo modo di essere... "Ma perché Goldoni è un intellettuale che sogna un mondo diverso. E va benissimo. Tutto sta a vedere se, riguardo alla famiglia, aveva ragione lui o Todero".

Non a caso i personaggi femminili sono quelli ‘positivi’. "Assolutamente. Goldoni amava proprio le donne. Todero sta nel titolo, ma la protagonista è Marcolina. In tutte le sue opere la vera protagonista è una donna. Certe posizioni maschili le vede da ‘femminista’, diciamo così".

In ogni caso l’opera ha avuto subito grandissimo successo. "E’ perché l’antipatico è interessante. Trump è interessante". Senta ma di ‘Toderi’ nel mondo del teatro ce ne sono più della media? "Magari ce ne fossero! Purtroppo non ce n’è. Ci sono solo burocrati".

La domanda si riferiva più che altro ai suoi colleghi... "No, gli attori sono esseri meravigliosi. Loro, poveracci, non c’entrano niente. Parlo di chi il teatro lo deve fare, costruire, gestire o implementare, come si dice oggi. No, magari ci fossero dei Todero. E non solo in teatro. Todero è Trump. Noi in Europa avremmo bisogno di uno così. Anzi, forse grazie a Trump, che ci ha fatto paura, l’Europa diventerà davvero tale. E se stavolta non lo diventa, scompare".

Raimondo Montesi